"Quest'anno il primo straniero rifugiato, e supportato in particolare dalla Croce Rossa Italiana, ha conseguito il diploma di scuola secondaria superiore presso la nostra scuola: ISS Capellini-Sauro della Spezia.
Si tratta di un giovane uomo proveniente dal Camerun, dal quale è sfuggito.
La dignità con la quale racconta la terribile esperienza che ha vissuto, chiede discrezione e rispetto, tuttavia non esime da alcune considerazioni.
Questa persona in 4 anni di permanenza in Italia ha conseguito, con merito, la licenza media in un anno al CPA della Spezia e un diploma quinquennale in tre anni (svolgendo contemporaneamente piccoli lavori che gli garantissero un minimo di dignità e di autonomia).
Nessuno gli ha regalato alcunché: non ha qui parenti che andassero a protestare per un'insufficienza, ne' sponsor più o meno interessati a trasformarlo in un icona del "buon negro" solerte e servizievole.
Ha solo trovato una scuola impegnata a dargli strumenti idonei a favorire la sua crescita umana e culturale, valorizzando il suo impegno e la sua storia personale.
Oggi Jauterand ha un sogno: stare in Italia e restituire, col suo lavoro, quello che gratuitamente questo Paese gli ha dato.
A questo sogno si aggiunge il desiderio di riunirsi alla parte femminile della sua famiglia che è rimasta là, in Camerun.
Essere a conoscenza di questa vicenda e non condividerla senza fronzoli raccapriccianti - che peraltro non mancherebbero - vuole essere anche un appello a chi, istituzioni, enti pubblici e privati, potrebbero avvalersi della collaborazione di Jauterand consentendo a lui un'esistenza decorosa e, alla comunità, un collaboratore onesto e motivato. In un Paese in cui la gestione dei migranti è un affare spesso estremamente redditizio per chi se ne occupa (certo non per I migranti) sarebbe ora di guardare a queste persone come ad un'opportunità per noi e per loro e come un esempio per quei nostri giovani che, come polli di allevamento, occupano comode sedie imbottite dove tutto il parentado offre becchime spesso superfluo, quando non addirittura inutile, deprecando il destino "cinico e baro" che non offre loro opportunità degne dei loro infiniti talenti, che gli altri misconoscono e non sono in grado o non vogliano valorizzare".