Un dato quest'ultimo che, dopo il picco registrato nel 2004 di 9,8 casi per 100.000 abitanti, si è stabilizzato nell'ultimo triennio con circa 6 casi per 100.000 abitanti. Sono queste alcune indicazioni provenienti dal report annuale 2012 sull'AIDS redatto dal dipartimento salute della Regione Liguria e presentato questa mattina dall'assessore alla sanità, Claudio Montaldo, insieme a Giancarlo Icardi, direttore del dipartimento di scienze della salute e a Sergio Schiaffino, dirigente del settore prevenzione, sanità pubblica della Regione Liguria e ai componenti della commissione regionale sull'AIDS/HIV che ricostruisce l'andamento delle nuove diagnosi da HIV dal 2001 ad oggi, come raccomandano le organizzazioni internazionali. Un monitoraggio epidemiologico regionale che comprende i casi di residenti liguri notificati da strutture cliniche del territorio o da strutture di altre regioni e che rappresenta uno strumento di valutazione dei bisogni assistenziali e quindi fondamentale per la programmazione sanitaria.
A fronte dei 1.384 casi di infezione da HIV segnalati negli ultimi 10 anni, mediamente in Liguria si sono presentate presso i centri clinici 2/3 persone alla settimana a cui è stata diagnosticata per la prima volta una positività al test anti-HIV. Le fasce di età piu' interessate dal fenomeno risultano quelle tra i 25 e i 34 e tra i 35 e i 44, con percentuali rispettivamente del 25,9% e del 34,5%, seguono poi le classi di età tra 45 e 54 anni (19,5%) e gli over 55 (12,3%). Risulta inoltre in aumento l'età al momento della segnalazione di una nuova diagnosi: si è infatti passati da 38 anni di età media nel 2001 a 42 nel 2012. Per quanto riguarda il sesso in Liguria le nuove diagnosi hanno riguardato, nel 30% dei casi segnalati nell'ultimo decennio, soggetti di sesso femminile, mentre, considerando la nazionalità, gli italiani costituiscono il 77,2% del totale. Risulta evidente una differenza tra maschi e femmine: i maschi italiani rappresentano l'83% di tutti i maschi, mentre le donne italiane sono il 62,7% sul totale delle femmine. Ancora una volta si conferma come la via di trasmissione eterosessuale sia preponderante nelle donne: costituisce infatti circa l'86% delle nuove diagnosi nei soggetti di sesso femminile, così come negli individui di sesso maschile i contatti sessuali (etero e omo/bisessuali) rappresentano la principale modalità d'esposizione, con valori intorno all'80% del totale.
Una delle principali criticità che ha evidenziato il sistema di sorveglianza è la tendenza dei soggetti a presentarsi in ritardo alla prima diagnosi di sieropositività. Una diagnosi tardiva nell'infezione da HIV, cioè quando la persona è già in stato avanzato di malattia ha ripercussioni nell'evoluzione e della prognosi della malattia e facilita un'aumentata diffusione dell'infezione. Obiettivo della Regione Liguria quello di lavorare contro la tendenza da parte dei soggetti a presentarsi in ritardo alla prima diagnosi di sieropositività. "Per questo – ha spiegato l'assessore alla salute, Claudio Montaldo – nei prossimi mesi renderemo operativa la procedura di prevedere, per tutti i ricoverati e con la garanzia della privacy, il test per diagnosticare la sieropositività e rendere così le persone consapevoli del proprio stato, oltre a consentire di intervenire prima e ridurre così il tasso di mortalità". Tra i casi di AIDS notificati in Liguria, dal 2001 ad oggi, la maggior parte ha contratto l'infezione per via sessuale, superando quelli da tossicodipendenza (363 contro 292) e, a partire dal 2005, sono diventati la prima causa di esposizione, con un rapporto di 3 a 1 nell'ultimo biennio.