Lo stupore nasce dalla considerazione che, a livello nazionale, sia Ance che le organizzazioni di categoria dei geometri sono orientate per una politica di rilancio dell’edilizia che passi in primo luogo per la rigenerazione urbana e l’abbattimento del consumo di suolo, vera piaga italiana che, associata alla mancata messa in sicurezza del territorio (dai rischi idrogeologici, sismici ed altro ancora), alimenta il rischio per milioni e milioni di persone.
La richiesta di queste due associazioni - Ance e Collegio dei Geometri - di modificare la proposta di PUC (così come uscita dal consiglio comunale del 18 Aprile scorso e alla luce degli orientamenti della nuova giunta comunale) è senza dubbio legittima, ci mancherebbe. Solo che, in un’era in cui è evidente a tutti che il cemento non è più la risposta, ne economica, ne ambientale, ne in termini di sicurezza, ci saremmo aspettati una maggiore “apertura mentale” verso nuovi obbiettivi e più avanzati di gestione del territorio.
Parlare di “incentivi volumetrici da affiancare a quelli esistenti a livello nazionale” per gli episodi di rigenerazione urbana, non ci pare proprio una rigenerazione ma un ampliamento bello e buono.
Chiedere poi di adottare il piano casa nelle aree comunali collinari è veramente una posizione di retroguardia; anche perché non sembrano aver capito, i membri del collegio provinciale dei geometri, che quella legge ligure è stata additata come pessimo esempio in merito alla tutela del paesaggio italiano, tanto da essere stata impugnata dal governo presso la corte costituzionale.
Tra l’altro il piano casa medesimo va in deroga proprio a quelle prescrizioni di coltivazione che il PUC prevede, quindi si può tranquillamente dire che applicando il piano casa al PUC si va nella direzione opposta indicata dai proponenti.
Non esiste una correlazione stretta tra la possibilità di costruire e allargare il costruito e la coltivazione dei versanti, la regimentazione e la manutenzione dei suoli. Questo può avvenire solo favorendo progetti precisi di incentivazione al riuso del territorio (si prendano ad esempio gli “orti urbani” ) che siano essi stessi un’attrazione per i cittadini che intendono fare questo tipo di esperienza.
Notiamo quindi con dispiacere come a livello locale ci si distacchi, purtroppo verso il basso, da posizioni ben più evolute culturalmente che le stesse organizzazioni perseguono a livello nazionale.
Noi come Legambiente consideriamo il PUC proposto dal precedente Consiglio Comunale un importante primo passo di svolta verso una nuova politica del territorio.
Il fatto che la nuova giunta abbia riaperto i termini delle osservazioni per il PUC e che si dovrà andare per ragioni di forza maggiore ad una nuovo voto in Consiglio Comunale non vuol dire stravolgerlo e fargli cambiare verso.
Resta intatta la nostra disponibilità a discutere con tutti, compresi gli interlocutori citati in questo comunicato.