La novità saliente di quest'anno è stato l'utilizzo, concesso dai responsabili ecclesiastici, di alcuni spazi legati alla storia religiosa della città: l'oratorio di Santa Croce, dove (ne abbiamo parlato domenica scorsa) è stata eseguita la "Petit Messe solennelle" di Rossini, e, all'aperto, le due aree antistanti le grandi e storiche chiese del centro storico, l'antica cattedrale appunto e la millenaria pieve di Sant'Andrea. Questi due eventi ci sembrano richiamare con forza il tema delle radici cristiane della città e di una loro "lettura" in chiave contemporanea. I brani musicali eseguiti per così dire "laici" e moderni: canzoni del repertorio popolare italiano per Sant'Andrea, brani operistici verdiani per Santa Maria, anche se non sono mancati apprezzati "pezzi" di musica sacra, dal "Panis angelicus" di César Franck ad un tratto del "Dies Irae" della "Messa da requiem". Ma lo scenario urbanistico e artistico era quello che Sarzana ha voluto nel corso dei secoli, con le sue due chiese che "abbracciano" la piazza e, quindi, la vita della città: più maestosa e solenne la "basilica dei tre Papi", con il prospetto dei palazzi nobiliari che la circondano; più intima e soffusa la pieve battesimale, circondata di case borghesi e di botteghe, abbellite di piante e di fiori.
Le due serate hanno così unito la bellezza dell'arte e della storia, che è bellezza della fede, con quella della musica: bellezza "moderna" quest'ultima, ma tanto più esaltata ed avvalorata da quella antica. Vengono in mente le parole di Benedetto XVI nel suo "Discorso agli artisti" del 2009: "L'arte, in tutte le sue espressioni, nel momento in cui si confronta con i grandi interrogativi dell'esistenza, può ... trasformarsi in un percorso di profonda riflessione interiore e di spiritualità... Si parla, in proposito, di una 'Via pulchritudinis', una via della bellezza che costituisce al tempo stesso un percorso artistico, estetico, e un itinerario di fede, di ricerca teologica". Non sembra azzardato affermare che questi eventi musicali, in tempi troppe volte distratti o vuotamente polemici, hanno aiutato Sarzana a ritrovare la propria storia e, quindi, il proprio futuro.