La spiegazione era che i fanghi trovati sui molluschi avevano concentrazioni di inquinanti più simili a quelle dei sedimenti dei fondali in prossimità della diga, ovvero nella zona dove si era verificata la moria di mitili a febbraio 2015, rispetto a quelle dei fondali delle aree costiere, escludendo così ogni relazione tra i fanghi delle reste e quelli dei fondali del Porto mercantile soggetti a bonifica.
Alla stessa conclusione è giunta in questi giorni Arpal dopo l'esame dei fanghi ritrovati in maggio da un pescatore nelle reti a tremaglio fuori diga ed in prossimità del Ferale.
Anche in questo caso è stata esclusa ogni relazione con il fango presente nei fondali del Porto mercantile.
Le verifiche chimico-fisiche da parte dell'agenzia regionale sono iniziate a seguito delle segnalazioni ricevute dagli stessi pescatori. Il rapporto consegnato all'AP specifica come il materiale prelevato dalle reti sia del tutto differente da quello prelevato dai fondali del molo Garibaldi durante le operazioni di bonifica, per cui le ipotesi che qualcuno aveva avanzato in merito ad una loro associazione con lo sversamento di materiale derivante dai lavori di escavo da una draga in difficoltà in fase di uscita dal golfo, si rivelano del tutto infondate.
Nelle sue conclusioni ARPAL precisa che "il confronto con i sedimenti dragati dai fondali antistanti il molo Garibaldi e, più in generale, dalle aree portuali entro diga presenta notevoli differenze quali colore, odore e granulometrie. In particolare i sedimenti portuali sono di colore grigio scuro, presentano spesso odori di materiale organico in decomposizione frammisto ad idrocarburi, e granulometrie più grossolane con presenza di sabbia fine".
Non solo. Arpal sostiene che la presenza di fango nelle reti potrebbe derivare da un anomalo sviluppo di aggregazioni mucillaginose risospese dal fondale. In allegato la valutazione di Arpal.
(5 agosto)