Un gruppo di ricercatori internazionali ha partecipato al workshop tenutosi presso la sede del Distretto Ligure delle Tecnologie Marine nell'ambito di due progetti: l'europeo Jerico-Ds (Design Study), rappresentato dallo Steering Committee, e l'italiano Itineris.
Tre giornate di studio e lavoro che hanno costituito un nuovo ed importante passo verso la definizione e la realizzazione dell'Infrastruttura Europea di Ricerca Jerico: integrata multidisciplinare e multipiattaforma, dedicata a monitoraggio, osservazione, esplorazione e analisi dell'ambiente marino costiero e dei suoi cambiamenti in relazione a sollecitazioni naturali o generate dall'uomo.
L'obiettivo del workshop è stato coordinare lo sviluppo della componente nazionale di Jerico, punto di contatto tra i progetti Itineris, nel dominio marino, e Jerico-Ds, e confrontare le rispettive strategie di sviluppo per ottimizzare il percorso di design, implementazione e operatività dell'infrastruttura stessa a livello paneuropeo.
L'Unione Europea prevede che in questo ambito venga utilizzata la Esfri Roadmap, a cui la comunità Jerico farà domanda di ingresso nel 2024: si tratta di uno strumento strategico per sviluppare l'integrazione scientifica dell'Europa e rafforzarne la portata internazionale.
"È importante per noi aver ospitato questo evento di rilevanza internazionale – sottolinea il Presidente del Dltm Lorenzo Forcieri – che avrà ripercussioni sulle attività scientifiche dei prossimi anni e ha messo sempre più il Distretto al centro della Blue Economy".
Marcello Magaldi, oceanografo presso il Cnr-Ismar di Lerici e rappresentante nazionale Jerico, spiega l'importanza e la rotta per il futuro, che riserva sorprese.
"Abbiamo bisogno di dati costieri marini per risolvere problemi importantissimi di cui abbiamo avuto evidenza negli ultimi giorni, come ad esempio le alluvioni: il contenuto del calore nel mare è essenziale per le precipitazioni che poi scaricano a terra e ciò che è accaduto in Emilia Romagna ne è un classico esempio, o ancora le ondate di calore che si sono verificate l'anno scorso. Iniziative europee quali Jerico e italiane come Itineris mettono a disposizione una quantità di fondi mai vista per ottenere questi dati: nella prossima decade, che coincide con il Decennio delle scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile (2021-2030), potremo analizzarne una quantità ingente". Con un rischio dietro l'angolo che potrebbe, però, precludere in parte il lavoro della comunità scientifica. "Purtroppo – continua Magaldi – mancano le professionalità: specie in Italia c'è carenza di marine data scientist, persone che lavorano sull'intelligenza artificiale per i cosiddetti approcci data driven. Questa è una vera chiamata alle armi, soprattutto per le nuove generazioni: interessatevi a queste nuove metodologie, saranno il futuro delle nuove professioni"