fbpx

Accedi al tuo account

Nome utente*
Password *
Ricordami

L'OPI: "Ogni volta che si commette violenza contro i sanitari si fa un danno a tutta la comunità" In evidenza

Purtroppo gli episodi si ripetono e hanno come conseguenza anche la scelta degli operatori sanitari di abbandonare la professione.

Domenica 12 marzo è la Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari, istituita con la legge 113 del 2020.
Il nostro Ordine delle professioni infermieristiche è vicino a tutti coloro che, nel ruolo di ‘’professione d’aiuto’’, hanno ricevuto insulti, minacce e lesioni fisiche. Questione che ci tocca sicuramente di più, rispetto ad altre professioni sanitarie, considerando che in ASL 5 il 75% delle aggressioni coinvolge infermieri: un dato confermato dalla direzione aziendale, alla inaugurazione del posto di Polizia di Stato al PS spezzino avvenuta lunedì scorso al S. Andrea.

E’ triste tornare su questo tema, perché se ne parla da troppo tempo; sono già state individuate dalla letteratura azioni possibili, come – appunto- i protocolli d’intesa tra le ASL e le Forze dell’ordine, la riduzione dei tempi d’attesa, la formazione dedicata per gli operatori sanitari, l’adeguamento delle strutture di accoglienza, ed infine un obbligo di denuncia ancora poco praticato (infatti i dati oggi conosciuti sono tutti certamente sottostimati).

Si deve veramente agire sui percorsi per far sì che il cittadino sappia a chi potersi rivolgere, evitando che arrivi nei posti non indicati a chiedere attenzione; questo, in particolare, si sviluppa tra l’accesso improprio al pronto soccorso, e gli accessi di natura territoriale; e infatti è nei Pronto Soccorso che si scatenano molti episodi aggressivi.

Se oggi una persona soffre di mal di schiena cronico e non sa dove rivolgersi, se e quando finisce al pronto soccorso inizia un potenziale ‘’calvario’’ fatto di lunghe ore di attesa: questo non avviene per scelta del personale, ma perché l’utente avrà sempre casi più gravi davanti, secondo i criteri di gestione delle urgenze, naturalmente anche rispetto a coloro che arrivano dopo (se sono più gravi, e quasi tutti lo sono nei confronti di un ‘’mal di schiena’’).

Serve più consapevolezza da parte di tutti. La nostra richiesta, il nostro appello è questo: aggredendo, colpendo, insultando le donne e gli uomini del Servizio Sanitario Nazionale non si colpisce solo la persona che ci sta davanti per svolgere un servizio di aiuto, ma il servizio sanitario stesso, che è già indebolito e reso precario da anni di tagli, di risparmi, e da molti sprechi imbarazzanti.
Ogni volta che c’è violenza ai danni dei sanitari si ha un danno a tutta la comunità: se questa cronaca diventa normalità è finita; non è normale aggredire, invece, e va ricordato, questo concetto va considerato, perché va difesa la nostra precaria offerta di Sanità, nella speranza di migliorarla presto.

Non di rado i cittadini sentono, sul loro vissuto, che la risposta degli operatori – o del sistema stesso-non è ottimale, vuoi per i limiti delle organizzazioni, vuoi per le carenze dell’operatore stesso; ma di certo, aggredire è qualcosa che non risolve la situazione, e potrà creare (alla luce delle nuove normative) ulteriori problemi all’aggressore.

Oggi il nostro Servizio Sanitario è in difficoltà, e questi episodi minano, alla base, quel senso di fiducia reciproca che deve esistere fra operatori e assistiti, e colpiscono perfino la tenuta dello stesso Servizio Sanitario. Fra le conseguenze della crescita del fenomeno aggressione, la scelta di giovani infermieri di abbandonare la professione pochi anni dopo la laurea, unitamente a altri aspetti (insoddisfazione del riconoscimento contrattuale, in particolare): per questo, abbiamo realizzato un poster che ricorda come la ‘’dissolvenza’’ degli infermieri (70mila mancanti in Italia) non fa assolutamente bene allo stato del sistema salute nazionale.

I dati sulle aggressioni che entro il 31 marzo saranno resi noti a tutti dal Ministro della salute Schillaci dimostrano, infine, senza dubbio alcuno la gravità del fenomeno: sono dati raccolti a livello nazionale dall’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie; per la nostra Regione il rappresentante è il presidente di questo Ordine, proprio perché sono gli infermieri i più coinvolti in questi episodi, considerata la costante presenza nelle 24 ore nelle strutture sanitarie, e nella prossimità a pazienti e familiari, in ogni settore.


OPI La Spezia

È GRATIS! Compila il form per ricevere via e-mail la nostra rassegna stampa.

Gazzetta della Spezia & Provincia non riceve finanziamenti pubblici, aiutaci a migliorare il nostro servizio con una piccola donazione. GRAZIE

Vota questo articolo
(0 Voti)
OPI Ordine Infermieri La Spezia

Via Paolo Emilio Taviani, 52
19125 La Spezia

Tel. 0187/575177

Email: segreteria@opi.laspezia.it

 

 

Lascia un commento

Assicurati di aver digitato tutte le informazioni richieste, evidenziate da un asterisco (*). Non è consentito codice HTML.

Studio Legale Dallara

Informiamo che in questo sito sono utilizzati "cookies di sessione" necessari per ottimizzare la navigazione, ma anche "cookies di analisi" per elaborare statistiche e "cookies di terze parti".
Puoi avere maggiori dettagli e bloccare l’uso di tutti o solo di alcuni cookies, visionando l'informativa estesa.
Se invece prosegui con la navigazione sul presente sito, è implicito che esprimi il consenso all’uso dei suddetti cookies.