Le previsioni di rallentamento della crescita economica si associano ad una tenuta del mercato del lavoro, rilevata anche nei mesi successivi all'invasione dell'Ucraina: è quanto emerge da una recente indagine dell'Ufficio Studi di Confartigianato. Nonostante l'indebolimento del clima di fiducia delle imprese, tra febbraio e novembre 2022 gli occupati sono saliti di 209mila unità (+0,9%), grazie all'apporto di 265mila dipendenti in più (+1,5%), aumento completamente determinato dalla componente a tempo indeterminato che cresce di 281mila unità (+1,9%) mentre quella a tempo determinato diminuisce di 16mila unità (-0,5%). Persiste la debolezza dell'occupazione indipendente, il segmento del mercato del lavoro più colpito dalla pandemia, che registra una flessione di 56mila unità (-1,1%).
Rimane tonica anche la domanda prevista nel primo trimestre di quest'anno, con i lavoratori ricercati dalle imprese che aumentano del 12,9% rispetto un anno prima, come documentato nell'ultimo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. L'analisi territoriale delle tendenze del mercato del lavoro è proposta nell'ultimo report dell'Ufficio Studi Confartigianato "Inizio 2023: prospettive e criticità per le imprese – Evidenze regionali". Le micro e piccole imprese sono protagoniste della crescita della domanda di lavoro dipendente, in particolare per il lavoro stabile. Nell'arco dell'anno terminante nel terzo trimestre del 2022 le micro e piccole imprese determinano il 64,6% delle posizioni lavorative, ben 15,7 punti percentuali in più rispetto alla quota di 48,9% che tali imprese hanno sul totale dei dipendenti; la quota sale al 67,9% per domanda di lavoro più stabile, rappresentata dalle posizioni a tempo indeterminato.
In chiave settoriale l'edilizia ha sostenuto retto l'intero mercato del lavoro nell'arco del triennio compreso tra la pandemia e l'invasione dell'Ucraina. Nel terzo trimestre 2022 gli occupati, al netto della stagionalità, sono saliti di 69mila unità rispetto al quarto trimestre 2019, precedente allo scoppio della pandemia; tale aumento è la combinazione di un aumento di 257mila occupati nelle costruzioni (+19,6%) di 19mila occupati nella manifattura (+0,4%), di un calo di 160mila nei servizi (-1,0%) e di 47mila unità (-5,1%) nell'agricoltura. Va qui ricordato che nelle costruzioni, il settore driver della ripresa, le micro e piccole imprese determinano l'87,2% dell'occupazione del comparto, ampiamente superiore al 63,4% della media di tutti i settori.
La crescita dell'occupazione - mette in luce lo studio Confartigianato - si associa ad un rilevante e crescente mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato. Le imprese italiane indicano una difficoltà di reperimento per il 55,8% delle entrate di operai specializzati e conduttori di impianti e macchine previste a gennaio 2023, quota che sale al 63,4% per gli operai specializzati nell'edilizia e nella manutenzione degli edifici. Una carenza strutturale nel settore dell'autotrasporto, dell'accoglienza, dei pubblici esercizi. Nella ripresa dopo la pandemia è aumentata la mobilità dei lavoratori e il numero delle dimissioni. Nel periodo gennaio-settembre 2022 le dimissioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato registrano un incremento del +17% rispetto al corrispondente periodo del 2021 e del +27% rispetto ai corrispondenti nove mesi del 2019.