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 Sale l'occupazione stabile, per il 67,9% creata dalle micro e piccole imprese In evidenza

L'indagine dell'Ufficio Studi di Confartigianato.

Le previsioni di rallentamento della crescita economica si associano ad una tenuta del mercato del lavoro, rilevata anche nei mesi successivi all'invasione dell'Ucraina: è quanto emerge da una recente indagine dell'Ufficio Studi di Confartigianato. Nonostante l'indebolimento del clima di fiducia delle imprese, tra febbraio e novembre 2022 gli occupati sono saliti di 209mila unità (+0,9%), grazie all'apporto di 265mila dipendenti in più (+1,5%), aumento completamente determinato dalla componente a tempo indeterminato che cresce di 281mila unità (+1,9%) mentre quella a tempo determinato diminuisce di 16mila unità (-0,5%). Persiste la debolezza dell'occupazione indipendente, il segmento del mercato del lavoro più colpito dalla pandemia, che registra una flessione di 56mila unità (-1,1%).

Rimane tonica anche la domanda prevista nel primo trimestre di quest'anno, con i lavoratori ricercati dalle imprese che aumentano del 12,9% rispetto un anno prima, come documentato nell'ultimo Bollettino del Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere e Anpal. L'analisi territoriale delle tendenze del mercato del lavoro è proposta nell'ultimo report dell'Ufficio Studi  Confartigianato "Inizio 2023: prospettive e criticità per le imprese – Evidenze regionali". Le micro e piccole imprese sono protagoniste della crescita della domanda di lavoro dipendente, in particolare per il lavoro stabile. Nell'arco dell'anno terminante nel terzo trimestre del 2022 le micro e piccole imprese determinano il 64,6% delle posizioni lavorative, ben 15,7 punti percentuali in più rispetto alla quota di 48,9% che tali imprese hanno sul totale dei dipendenti; la quota sale al 67,9% per domanda di lavoro più stabile, rappresentata dalle posizioni a tempo indeterminato.

In chiave settoriale l'edilizia ha sostenuto retto l'intero mercato del lavoro nell'arco del triennio compreso tra la pandemia e l'invasione dell'Ucraina. Nel terzo trimestre 2022 gli occupati, al netto della stagionalità, sono saliti di 69mila unità rispetto al quarto trimestre 2019, precedente allo scoppio della pandemia; tale aumento è la combinazione di un aumento di 257mila occupati nelle costruzioni (+19,6%) di 19mila occupati nella manifattura (+0,4%), di un calo di 160mila nei servizi (-1,0%) e di 47mila unità (-5,1%) nell'agricoltura. Va qui ricordato che nelle costruzioni, il settore driver della ripresa, le micro e piccole imprese determinano l'87,2% dell'occupazione del comparto, ampiamente superiore al 63,4% della media di tutti i settori. 

La crescita dell'occupazione - mette in luce lo studio Confartigianato - si associa ad un rilevante e crescente mismatch tra domanda ed offerta di lavoro, soprattutto se qualificato. Le imprese italiane indicano una difficoltà di reperimento per il 55,8% delle entrate di operai specializzati e conduttori di impianti e macchine previste a gennaio 2023, quota che sale al 63,4% per gli operai specializzati nell'edilizia e nella manutenzione degli edifici. Una carenza strutturale nel settore dell'autotrasporto, dell'accoglienza, dei pubblici esercizi. Nella ripresa dopo la pandemia è aumentata la mobilità dei lavoratori e il numero delle dimissioni. Nel periodo gennaio-settembre 2022 le dimissioni da rapporti di lavoro a tempo indeterminato registrano un incremento del +17% rispetto al corrispondente periodo del 2021 e del +27% rispetto ai corrispondenti nove mesi del 2019. 

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Confartigianato

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