Leggiamo la nota del Nursind sulla diversa monetizzazione delle attività effettuate in ''prestazioni aggiuntive'' presso la Radiologia del presidio di Sarzana e, premesso che un Ordine professionale non siede ai tavoli delle contrattazioni economiche, nè centrali nè periferiche, abbiamo in ogni caso a cuore il corretto riconoscimento delle professionalità; per questo restiamo sinceramente stupiti di questa decisione, immotivata e anacronistica.
E cercheremo, con pochi e documentati richiami, di dimostrarlo a chi non ha confidenza con queste differenze.
I motivi per i quali si resta perplessi si trovano nella comune formazione (tre anni di Università e successiva possibilità, per entrambe le figure di accesso a Master, magistrale, dottorato, eccetera); nell'identico obbligo di adesione al programma ECM (Educazione continua in medicina); e -se osserviamo i Contratti nazionali di lavoro- entrambe le figure (come tutte le professioni sanitarie che si formano in Università) si collocano nella fascia D/DS.
Ma, e qui vi preghiamo di leggere con attenzione, proprio sulla radiologia di Sarzana da anni si vivono difficoltà (così ci confermano fonti molto ben informate...) quando, durante esami effettuati in emergenza, la presenza del medico radiologo e del tecnico di radiologia NON BASTA ad assicurare l'esame, perchè serve "qualcuno" che incannuli una linea venosa ed inietti il mezzo di contrasto (quando previsto) per la effettuazione dell'indagine.
Questo ''qualcuno'', in base alle normative vigenti oggi (profilo professionale su tutti) è l'infermiere, proprio quel professionista sanitario che questa determina vuole retribuito in misura inferiore... cioè, non si effettua l'esame senza un infermiere che inietti questo prodotto nelle vene del paziente!
Lasciamo ai lettori ogni conclusione sul "valore" di questo disparità.
Ci piace, e ci preme, aggiungere che poco fa ci ha raggiunti in sede con una telefonata l'amico Presidente dell'Ordine dei Tecnici di Radiologia e delle altre Professioni sanitarie, PierAndrea Moretti, che ha condiviso le nostre stesse perplessità, che sono quelle di tutti coloro che, operando in Sanità, conoscono la realtà delle cose "sul campo".