Giovedì 1° agosto si svolgerà la prima seduta dell’inchiesta pubblica sul progetto del biodigestore dello spezzino. L’incontro si svolgerà nel pomeriggio, nella sede della Provincia della Spezia. In questa occasione verrà nominato il comitato d’inchiesta e presentato il presidente dell’inchiesta pubblica: si tratta di Valerio Marroni, dirigente del settore Valutazione impatto ambientale della Regione Emilia Romagna.
L’inchiesta pubblica è uno strumento di partecipazione aperto ai cittadini, e ha il compito di dare la possibilità a tutti gli interessati di esprimere valutazioni, dubbi e considerazioni che verranno valutati nell'ambito della conferenza di servizi che si aprirà dopo la chiusura dell'inchiesta. La fase di inchiesta pubblica si chiuderà attorno a metà settembre.
Gli esiti e le risultanze della stessa inchiesta pubblica verranno presi in considerazione nell’ambito della procedura di PAUR (Provvedimento autorizzatorio unico regionale), che comprende anche la pronuncia di Valutazione di impatto ambientale.
Intanto, oggi, l’Ato regionale ha stanziato circa 520mila euro per tre interventi di potenziamento del ciclo dei rifiuti nella Provincia della Spezia: 108 mila euro per il compattatore di Zignago, 112mila per il porta a porta di Calice al Cornoviglio e quasi 300mila euro per il Centro di riuso del Comune della Spezia.
In Liguria la gestione dei rifiuti è strutturata su tre livelli di pianificazione: il primo è il Piano regionale, varato nel 2015, che contiene l’impostazione strategica generale e i criteri per individuare i siti dove realizzare gli impianti; sottostanti ad esso ci sono i 4 piani provinciali che individuano una serie di siti idonei. Ogni piano è approvato dal rispettivo consiglio provinciale. Per armonizzare i 4 piani provinciali, esiste un piano d’Ambito che stabilisce le forme di collaborazione tra le varie province. Il piano d’Ambito è approvato dal Comitato d’ambito, composto da Regione, province e città metropolitana.
La disponibilità da parte della Provincia della Spezia ad accogliere rifiuti provenienti dal resto della Regione è stata espressa anche in considerazione della possibilità di poter utilizzare come discarica di servizio, per un periodo almeno decennale, la nuova discarica di Scarpino 3, senza dover realizzarne una nel proprio territorio, considerata la funzione di servizio degli impianti previsti nello spezzino per quote di rifiuti indifferenziati e organici prodotti nel territorio della Città metropolitana di Genova.
Riguardo il biodigestore dello spezzino, questa scelta non rappresenta in alcun modo una “variazione” rispetto a quanto previsto dal Piano regionale del 2015 ma semmai uno sviluppo: il documento, ben lungi dal prevedere un singolo biodigestore per provincia da 20mila tonnellate, già ipotizzava infatti forme di integrazione e di sinergia tra gli impianti dell’area genovese e quelli dello spezzino, in particolare prevedendole proprio sull’impianto già esistente a Saliceti.
D’altra parte il diverso livello al quale sono collocati il Piano regionale, che ipotizza scenari impiantistici definendo le coordinate di massima del sistema gestionale, ed il Piano d’Ambito, che recepisce e coordina puntuali previsioni impiantistiche dei Piani provinciali, rende evidente come non si possa accogliere l’impostazione per cui la realizzazione di un biodigestore a Saliceti, scelta puntuale del Piano provinciale, richiederebbe una modifica del Piano regionale.
Non sussiste infine nessuna incompatibilità urbanistica con il Piano regolatore di Vezzano: infatti la procedura autorizzativa definita dalla normativa per questo tipo di impianti, in ragione della valenza di pubblica utilità che rivestono, prevede che la variante, se necessaria, venga apportata a seguito del rilascio del titolo autorizzativo, in esito alla Conferenza cui partecipano tutti gli Enti aventi competenza nelle varie materie interessate.