È questo l’obiettivo della proposta di legge del Gruppo del Partito Democratico in Regione Liguria – primi firmatari i consiglieri Luca Garibaldi e Pippo Rossetti – che nei prossimi giorni approderà in Commissione Ambiente e presentata questa mattina in una conferenza stampa in via Fieschi 15. La pdl è stata realizzata anche con il contributo delle associazioni Fridays For Future (presente alla conferenza stampa di oggi), Worlrise e Surfrider.
Negli ultimi decenni la presenza di plastiche e microplastiche nell’ambiente marino si è imposta come una delle grandi emergenze ambientali a cui tutti gli Stati stanno cercando di porre rimedio. Le isole di plastica sparse nei mari del mondo, compreso il Mediterraneo, o il capodoglio spiaggiato con chili di plastica nello stomaco sono immagini impressionanti, che testimoniano la gravità della situazione.
L’Unione Europea ha adottato da tempo misure per favorire la riduzione di questo materiale che, se non avviato al riciclo o allo smaltimento e abbandonato, diventa una minaccia gravissima per l’ambiente. Ma l’Italia e la Liguria sono ancora molto indietro.
L’80% circa delle plastiche disperse in mare provengono dalla terraferma e sono trasportate dai corsi d’acqua e dagli scarichi urbani, mentre il restante 20% proviene dalla pesca e dalla navigazione. Inoltre in Italia quando un peschereccio recupera in mare oggetti di plastica è poi costretto a smaltirli a proprie spese, visto che la normativa italiana identifica quanto issato a bordo come rifiuto speciale prodotto dal pescatore.
Proprio per questo molti decidono di ributtare in acqua la plastica recuperata.
Ecco cosa prevede la proposta di legge del Gruppo del Pd:
1) promuovere campagne di informazione fra i cittadini e gli addetti alle attività produttive per richiamarli a comportamenti più responsabili e rispettosi dell’ambiente e favorire l’adozione di tecniche o sperimentazioni capaci di ridurre la produzione e l’abbandono di materiali plastici, il recupero di quelli dispersi nell’ambiente, il riciclo o l’avvio a un corretto smaltimento.
2) finanziare, sulla scorta di quanto fatto in altre Regioni, interventi come la diga “Acchiappa rifiuti” sui fiumi - una barriera che limita l’accesso al mare del materiale abbandonato nell’ambiente - o le reti da pesca realizzate con materiali sostenibili e dotate di microchip, per favorirne il recupero ed evitare che, una volta disperse nei fondali, si uniscano alle oltre 640.000 tonnellate di reti di nylon che si stima giacciano abbandonate in fondo al mare.
3) sostenere economicamente l’adeguamento delle imbarcazioni per agevolare la raccolta/separazione dei rifiuti plastici derivanti dalle lavorazioni o recuperati accidentalmente. Per incentivare questa buona pratica la Regione è chiamata valutare l’opportunità di introdurre sistemi di premialità tariffaria garantendo, anche con la stipulazione di accordi di programma fra tutti i soggetti competenti, la presenza in ogni porto di punti di raccolta in cui conferire i rifiuti da inviare al recupero o allo smaltimento.
4) costituire una Consulta in cui vengono rappresentate tutte le associazioni ambientaliste e di volontariato attive sul territorio con progetti per la pulizia del mare e delle spiagge, unitamente al Direttore Scolastico Regionale e all’Anci in rappresentanza dei Comuni liguri. La Consulta, presieduta dall’assessore regionale competente, dovrà essere un luogo di incontro istituzionale in cui realtà diverse possono confrontarsi e condividere esperienze e progetti, realizzare collaborazioni ed elaborare proposte da sottoporre a un Tavolo Tecnico Istituzionale sottoposto al controllo periodico del Consiglio regionale e costituito dai soggetti impegnati per preservare l’ambiente marino, compresi i rappresentanti degli operatori della pesca e dell’acquacoltura, gli enti di ricerca, i Comuni liguri sede di porto, l’Autorità di Sistema Portuale Ligure e della stessa Consulta.
Per il 2019 la legge avrà una dotazione di 50 mila per sostenere i primi interventi. Ma si propone di aumentare sistematicamente le risorse.