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Italiano alla Lazio, affare quasi fatto salvo improbabili novità last-minute

di Massimo Guerra - Pronti 1 milioni e 300 mila euro a stagione. La decisione sarebbe maturata tra i procuratori la sera stessa del summit tra Inzaghi e Lotito.

Vincenzo Italiano vicinissimo alla Lazio, la firma sarebbe questione di ore e sarebbe il primo vero "schiaffo" alla nuova proprietà delle Aquile, inferto proprio da quel mondo di procuratori che i Platek (e non solo loro) non amano, ma che ad oggi è ancora in grado di determinare le scelte di giocatori e allenatori nei confronti delle società.

Dell'interessamento di Lotito e Tare si sapeva già da tempo, il messaggio di apprezzamento rivolto al tecnico aquilotto dal portierone azzurro Pepe Reina all'indomani della gara di campionato era pur sempre comunque un tassello di un puzzle più esteso, che potrebbe essere portato a compimento nelle prossime ore. La decisione sarebbe maturata tra i procuratori la sera stessa del summit tra Inzaghi e Lotito, con il dietrofront del tecnico laziale approdato all'Inter.

E sarebbe ovviamente un meritato salto di qualità - sportivo ed economico, perché la Lazio offrirebbe 1 milione e 300 mila euro a stagione - per il tecnico siciliano che ha dimostrato di masticare buon calcio e soprattutto di centrare con esso gli obiettivi prefissi, salendo dalla C alla B con il Trapani e dalla B alla A - con salvezza da neopromossa - con lo Spezia.

Ovviamente resterebbe un forte rammarico nella piazza aquilotta - anche se si sapeva che il destino di Italiano, un "predestinato" secondo il suo mentore Guido Angelozzi - prima o dopo lo avrebbe portato verso altri lidi calcistici, decisamente più titolati dello Spezia, ma c'era la fondata speranza che con il cambio di proprietà e il rilancio degli investimenti si sarebbe voluto giocare un'altra stagione sulla panchina dello Spezia, per confermare e migliorare quanto già di buono fatto in stagione, pur senza pubblico ed una maxi-rosa difficile da gestire, oltre tutto senza alcuni giocatori disponibili in ruoli-chiave.

Evidentemente il colloquio faccia a faccia tra Italiano da una parte e l'ad Nishant Tella e il dirigente Nicolò Peri - seguito alla cena a base di pesce offerta dai Platek a Corniglia qualche sera prima - non ha convinto del tutto il tecnico, che a differenza dei nuovi proprietari è calato "anima e core" nel football, e forse agli algoritmi e agli schemi astratti preferisce un altro approccio.

Da tenere conto che il management made in Usa - Tella e Ramsey - è giovane e punta tutto sulla tecnologia, forse con una punta di presunzione perché il soccer made in Usa è un altro pianeta rispetto al calcio europeo, a partire dalla cultura dei tifosi: in Usa sugli spalti viene vissuta la partita tra hamburger e patatine, con la gara sullo sfondo, da noi i tifosi "vanno in ritiro" con la squadra dalla sera prima, con un coinvolgimento emotivo che non ha nulla a che vedere con gli stadi americani. E dove il fattore imponderabile cozza violentemente con dati e statistiche, dove il forte vince sempre contro il debole: la finale vinta dal Villareal ai rigori contro il Manchester ne è il recente esempio.

Non solo l'addio frettoloso a Meluso: il mancato rinnovo di Sena e Estevez apre uno squarcio sulle modalità di ingaggio di Tella e Ramsey: il brasiliano è stato penalizzato nei parametri dalla bassa percentuale di gare giocate, ma era fuori per infortunio e quando è stato finalmente disponibile ha dimostrato di poter reggere il ruolo di regista di qualità; Estevez ha giocato tanto, per lui la discriminante sarebbe solo anagrafica, ma per entrambi i valori sul campo avrebbero suggerito scelte diverse.

Da ora in poi servirà un maggior equilibrio nelle scelte dei Platek, che hanno dimostrato di voler fare sul serio alla Spezia a partire dal piano di investimenti per lo stadio, con i 15 milioni di euro messi sul piatto per il Comune, magari avvalendosi di consulenti qualificati - Gabriele Riso è uno di questi - ma cercando di raccogliere anche altri contributi per non rischiare di ritrovarsi in un vicolo cieco, in un momento delicato della stagione.

La scelta di gestire il mercato senza direttore sportivo, con un mister alla Ferguson in grado di gestire in prima persona il mercato potrebbe rivelarsi mission impossible, soprattutto per una squadra di provincia con un budget che non permetterebbe di ingaggiare un tecnico di esperienza internazionale, a meno di non ricorrere ad un coach straniero che abbia già calcato quel tipo di percorso professionale.

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