"Sessanta anni di danno sanitario hanno falcidiato la salute degli spezzini, in assenza di una doverosa indagine epidemiologica. È necessaria una visione strategica futura dell'area, che partendo dal no al carbone e alla centrale a gas, sappia prevedere dapprima la bonifica e succesivamente la realizzazione di un progetto strategico compatibile con l'economia del Golfo.
C'è bisogno di attivare veri percorsi di partecipazione democratica, come ben si è visto ieri sera nel corso di un affollatissimo consiglio comunale; rimettere al centro dell'agire politico l'ascolto fattivo di quei cittadini dei quartieri ad est della città, ma anche dei Comuni limitrofi e degli abitanti delle borgate che si affacciano sul Golfo, che in questi sessanta anni hanno pagato un prezzo elevatissimo in termini di danno sanitario, come denunciato infinite volte sia politicamente che giuridicamente tramite esposti presentati presso la Procura della Repubblica della Spezia tramite il Comitato Spezia Via Dal Carbone e da ultimo, ed in precedenza, dai Comitati per l'ambiente spezzino.
Come accadeva un tempo, quando i lavoratori elettrici occuparono le ciminiere per rivendicare il credito che la città vantava nei confronti dell'Enel, unitamente alle rivendicazioni salariali e di sicurezza sul lavoro, c'è bisogno che la vertenza non veda contrapposti in una sterile battaglia fine a se stessa operai ed ambientalisti, ma in quanto tutti cittadini si uniscano nel dar vita ad un progetto nuovo di assoluta compatibilità sanitaria e ambientale che non può prescindere dalla bonifica dell'area.
Convido pienamente la riflessione del giurista ambientale Marco Grondacci, ossia che "vi è necessità assoluta che il Sindaco chieda al Ministero dell'Ambiente di archiviare il procedimento di verifica di assoggettabilità a VIA in corso sul progetto di centrale a turbogas a Spezia; c'è bisogno di avviare un confronto a livello governativo per un piano di localizzazione sostenibile (che tenga conto della specificità dei siti) di impianti di generazione termoelettrica necessari per la transizione al modello rinnovabili; avviare uno studio del danno sanitario prodotto dalla centrale a carbone in questi anni; elaborare nel confronto con tutti i soggetti interessati: istituzioni, sindacati, associazioni e comitati ambientalisti scenari realistici sul futuro della centrale sottoponendoli ad una valutazione di impatto sociale ed economico ma soprattutto ambientale e sanitario al fine di dare un peso ad ogni scenario e proporre a governo ed Enel quello più adeguato"
Un percorso difficile, ma l'unico per rimettere al centro del futuro dell'area Enel gli interessi della città ed evitare ancora una volta che la nostra città subisca il nocumento di un progetto calato dall'alto e fondato sull'ennesima imposta servitù energetica; quell'area - che noi riteniamo debba essere connotata come area industriale, senza escluderne parti con altra destinazione compatibile - deve essere al centro di una pianificazione strategica condivisa che sappia coniugare i diritti alla salute, ad un ambiente salubre ed al lavoro, senza che nessuno prevarichi l'altro.
Massimo Lombardi
Consigliere comunale di Spezia Bene Comune