Dopo aver promesso, per bene due volte, nel 2016 e nel 2017, di varare un nuova legge sui Consorzi di bonifica, l'assessore Giampedrone non solo non ha presentato alcun nuovo provvedimento, ma ha deciso di limitarsi a modificare in minima parte quello esistente. Anzi l'assessore ha cancellato una sola parola: il termine “legale” dall'articolo 6 e ha infilato tale modifica nell'articolo 2 della Legge di Stabilità regionale (articolo che, con un emendamento, ho chiesto di eliminare).
Ma perché Giampedrone ha voluto cancellare quella parola? Forse perché quel termine impediva a D. Piccioli delegato da Acam alle ultime elezioni del Consorzio, di essere eletto nel Consorzio di bonifica? Secondo l'articolo 6 della legge del 1979, infatti, per avere diritto di voto attivo o passivo in caso di persone giuridiche (delega Acam) bisogna essere un rappresentante legale della società di cui si è delegati. Cosa che D. Piccioli non è. Anzi la sua candidatura, proprio in virtù di questa norma, era già stata giudicata inammissibile, tanto che anche la Giunta ligure aveva confermato questo giudizio con una determina del 22 marzo. E allora cosa fa l'assessore Giampedrone? Presenta una modifica per cancellare il termine “legale” dalla definizione “rappresentate legale”, poi il 4 aprile scorso gli uffici regionali scrivono al Consorzio giudicando illegittima la recente elezione degli organi e chiede che venga ripetuta l'elezione per la quarta fascia di contribuzione: guarda caso proprio quella su cui era delegato D. Piccioli, che nel frattempo, sempre grazie alla modifica di legge voluta da Giampedrone, diventerà idoneo a ricoprire la carica che prima non poteva ricoprire.
Tutto giusto? Direi proprio di no, perché le leggi si rispettano, non si modificano per piegarle ai proprio scopi.
Juri Michelucci, vicecapogruppo Pd in Regione Liguria.