In un primo tempo, come Organizzazione Sindacale, avevamo accolto con un cauto ottimismo la riforma della governance portuale contenuta nel D.Lgs. 196/16 in quanto ritenevamo che tale norma fosse in grado finalmente di “fare sistema“, di mettere quindi sotto una cabina di regia unica le neonate Autorità di Sistema Portuale ( ADSP ) in modo tale da concentrare gli investimenti su quei progetti infrastrutturali ritenuti utili per l'intero sistema logistico e trasportistico italiano e rilanciare quindi l'economia del nostro Paese ponendo fine a quei localismi che, dal 1994 ad oggi, avevano caratterizzato invece lo sviluppo di un'offerta portuale italiana non omogenea e con forti differenze tra nord e sud.
Ciò che è invece seguito alla riforma della governance portuale e del cosiddetto “correttivo porti “ è stata una riproposizione di quanto già accaduto con la legge 84/94 , ovvero un 'applicazione della norma non uniforme, dove è mancato anche il giusto coordinamento rappresentato dalla Conferenza Nazionale delle ADSP previste dall'art. 11 ter della legge 84/94.
La cosa ancora più grave è lo spostamento, in questi ultimi giorni, del dibattito politico su temi non prioritari, se non addirittura dannosi, per la governance dei porti.
Da anni, come Sindacato abbiamo sempre sostenuto che la portualità, così come tutte le infrastrutture contenute nel Piano Generale dei trasporti e della logistica, fosse da includere tra le materie “non concorrenti“, in quanto al servizio del sistema Paese.
Questa nostra impostazione era inoltre funzionale all'applicazione del regolamento Europeo 1315/2013 sulle reti Ten-T.
La questione posta dalla Regione Liguria con la deliberazione del 25 gennaio u.s.è pertanto in aperta contraddizione da quanto previsto dalla riforma della governance ,ovvero il compito in capo alla Conferenza Nazionale delle ADSP di coordinare i “grandi investimenti infrastrutturali", pianificare l'urbanistica portuale, le strategie di concessione demaniale, di marketing e la promozione internazionale dei sistemi portuali.
E' pertanto ad avviso della scrivente dannoso per il sistema paese consentire ad una Regione come la Liguria, inserita nel “Corridoi 24 2 delle reti Ten-T avocare a sé compiti e funzioni di infrastrutturazione ferroviaria e portuale.
Inoltre ci corre l'obbligo di sottolineare un altro importante tema recentemente risaltato a mezzo stampa, ovvero quello della natura giuridica delle ADSP.
Se infatti la portualità italiana riformata con la Legge 84/94 ha creato delle Autority pubbliche affidando a questi enti il delicato compito di regolazione e controllo di aree demaniali, trasformare dette Autority in enti pubblici economici, significherebbe considerarle soggetti che necessariamente debbono fare profitto come una qualsiasi società di capitali, perdendo di fatto l'attuale terzietà .
Tutto ciò con il rovinoso effetto di alimentare una concorrenza spietata tra i nostri scali e, ancor peggio, eliminare la terzietà di questi Enti andando a favorire una competizione selvaggia tra gli operatori in ogni scalo.
In conclusione riteniamo pertanto che ai nostri porti occorrano, in uno scenario mondiale dove i meccanismi della concorrenza sono sempre più spietati e dove le compagnie di shipping hanno messo in campo strumenti pervasivi di concorrenza riuscendo a controllare interi segmenti della filiera logistica della merce, autorità di controllo pubbliche, caratterizzate da terzietà e coordinate e controllate a livello centrale, in grado di garantire uno sviluppo completo della portualità italiana.
Marco Furletti
Segretario Territoriale Uiltrasporti-Uil