“Dopo un anno e mezzo di mandato il Sindaco Peracchini e l’Assessore al turismo Asti - dichiarano Guido Melley e Roberto Centi del gruppo LeAli a Spezia- hanno finalmente tirato fuori dal cassetto il fantomatico progetto DMO (Destination Management Organization): un progetto che in base ai ripetuti annunci dei mesi passati dovrebbe garantire una svolta nelle politiche di sviluppo turistico per la nostra città.”
“Gli acronimi di stampo anglosassone mirano a far colpo ma - proseguono Melley e Centi - talora nascondono in realtà un vuoto di proposte effettive e concrete. Il progetto DMO nella sua ratio ispiratrice non poteva certo trovarci contrari, stante la finalità dichiarata di voler fare della nostra città un vero luogo di destinazione turistica e non solo una sorta di hub logistico per i turisti in transito verso altre mete, a partire dalle 5 Terre.”
“Ma non possiamo certo dirci soddisfatti - continuano i consiglieri di LeAli a Spezia- nel vedere la proposta messa in campo dalla Giunta Peracchini: e cioè una struttura organizzativa che, sotto la veste giuridica della Fondazione in Partecipazione, pare nascere debole sotto troppi punti di vista. Prima che sia licenziata la delibera istitutiva cercheremo di analizzare business plan e statuto, ma già emergono con chiarezza i punti critici del modello proposto.”
Ecco i punti critici secondo i consiglieri di LeAli a Spezia:
1) Una compagine di Comuni - soci fondatori ristretta e legata non da progetti turistici da sviluppare in sinergia, ma piuttosto da appartenenze di cordata politica: Spezia, Portovenere, Ameglia e Ricco’ del Golfo. Con la nota stonata del recente abbandono del campo da parte del Comune di Lerici (il cui Sindaco abbiamo chiesto di audire in commissione) e l’assenza pesante di tutto il territorio rivierasco delle 5 Terre come di quello della Val di Magra. Un progetto che parte zoppo e privo di respiro proprio a causa del fatto che questa Giunta non ha saputo svolgere il ruolo di regia e di traino che spetterebbe al Comune capoluogo.
2) Una Fondazione che punta sulla partnership pubblico-privata ma che al momento non vede ai nastri di partenza nessuna partecipazione attiva di consorzi e/o di imprese turistiche locali.
3) Una struttura organizzativa che partirà con pochi capitali e con un budget previsionale poco significativo, con il rischio di trasformarsi in una realtà sclerotizzata e poco dinamica in termini di capacità progettuale e di investimenti promo-pubblicitari per il nostro territorio.
Insomma un modello organizzativo di modesto rilievo, altro che la chiave di volta per lo sviluppo turistico della nostra città.
“La montagna dopo tanto tempo - concludono Melley e Centi - ha dunque partorito un topolino, anche se non va sottovalutato che il “formaggio” è rappresentato dal gettito dell’imposta di soggiorno: una imponente somma di denaro (più di 1,5 milioni di euro nel solo 2018) destinata a salire e che non può essere finalizzata solo a sostenere una scatola semi vuota e poco rappresentativa.”