Premetto di non essere in assoluto, e né tantomeno in modo pregiudiziale, contrario a tale strumento.
La “risorsa” Cinque Terre è fragile e limitata, e tutti coloro che ne godono devono contribuire per una sua corretta gestione e per un suo dignitoso mantenimento: anche e soprattutto chi ci visita in giornata e,
innegabilmente, costituisce spesso fonte di maggior disagio sia per i residenti che per i turisti stanziali.
Ma credo che per dare risposta al nostro quesito di partenza sia necessario focalizzare innanzitutto quale sia il reale obiettivo che si desidera raggiungere con l’introduzione di una simile imposta. Quest’ultimo
quesito potrebbe brutalmente essere sintetizzato così: “Vogliamo disporre di più “cassa” o di paesi più vivibili?
Ovvero: con l’eventuale introduzione di una tassa di sbarco (un ticket di ingresso) anche alle Cinque Terre, vogliamo dotarci di uno strumento che ci permetta di avere maggiori entrate a bilancio (possibilità questa per nulla disdegnata da alcun amministratore pubblico, sia ben chiaro!) o vogliamo piuttosto trovare una soluzione efficace e duratura al problema del sovraffollamento dei nostri borghi che da troppo tempo ormai, e per troppi periodi dell’anno, rende i nostri paesi non più a misura d’uomo, senza personalità, senz’anima, a detrimento sia dei turisti che degli stessi residenti?
Siamo davvero sicuri che l’istituzione di una tassa di sbarco (di 1, 2, 5, 10 Euro?) oltre che ad assicurare maggiori risorse a diposizione delle Amministrazioni Comunali, si traduca automaticamente in una
diminuzione del numero di transiti giornalieri?
Proprio a tal proposito, ad esempio, in un articolo recentemente pubblicato da “Il Messaggero” (edizione di giovedì 3 gennaio 2019, pagina 9: “Ingressi a pagamento. Da Amalfi alle Cinque Terre ora tutti vogliono il ticket”), il sindaco di Civita di Bagnoregio, antico borgo della Tuscia laziale dove il ticket di ingresso è in vigore già dal 2013, interrogato sull’argomento, afferma: “Nessun effetto negativo sugli
arrivi e abbiamo alzato il biglietto a 5 Euro”.
Similmente, nel medesimo articolo, anche il sindaco di Capri (realtà che presenta molte analogie con quella delle Cinque Terre, però con il vantaggio di essere un’isola e quindi, diversamente da noi, raggiungibile unicamente con il trasporto via mare), forte di una sperimentazione simile già avviata in tal senso nel proprio Comune da alcuni anni, non solo non rassicura su un’automatica diminuzione degli
arrivi ma è convinto dell’esatto contrario: “Nessun rischio per un possibile calo di turisti. «Abbiamo introdotto dei ticket di ingresso in alcuni luoghi, come i Giardini di Augusto e Villa Lysis (...) Non c’è stato alcun calo di visitatori, anzi»”.
Ammesso e non concesso quindi che per una realtà come la nostra (che è invece raggiungibile con un numero di mezzi trasporto ben maggiore rispetto all’unico di cui dispone un’isola) l’applicazione di una
tassa di sbarco (ovvero di un ticket di ingresso) possa rappresentare un utile deterrente alla limitazione di transiti giornalieri, siamo sicuri che tale eventuale diminuzione avverrebbe a prescindere dal livello di tassazione applicato (ad esempio 1 o 2 Euro)? O, piuttosto, si rischierebbe di arrivare, col tempo, a dover progressivamente aumentare considerevolmente l’importo del ticket di ingresso (magari sino a quei 10 Euro che sembra prevedere Venezia) per scoraggiare ulteriori arrivi e limitare così il numero delle presenze giornaliere? Non dimentichiamoci infatti che una certa tipologia di turismo che frequenta da anni le Cinque Terre è semplicemente abituata a “comprare” un “pacchetto gita” (a scatola chiusa e a prezzo fisso), pacchetto che è già omnicomprensivo di ogni servizio offerto, benefit e – perché no, in futuro – anche di eventuali tasse.
E in tale ultima scongiurabile ipotesi (e tralasciando qualsiasi altra considerazione di opportunità), sarebbe “etico” – ad esempio – pretendere da ciascun componente di una famiglia che la domenica mattina sale su un treno (o un pullman) a Parma, Lucca, Pisa o Milano e raggiunge le Cinque Terre per una gita in giornata fuori porta con amici, 10 Euro a testa, oltre a quanto già deve essere pagato per il trasporto via treno fra una stazione e l’altra, e/o per l’accesso del pullman, e/o per la Card del Parco Nazionale?
È pertanto prioritario non perdere di vista il fine che si desidera perseguire che è quello di riconsegnare i nostri paesi a un sufficiente livello di serena vivibilità e di pacifica fruibilità; ma non è assolutamente scontato che ciò sia in alcun modo correlato alla mera introduzione di una tassa di transito, di un ticket di accesso o di sbarco che dir si voglia.
Molto più verosimilmente, invece, questo obiettivo potrebbe essere efficacemente raggiunto attraverso una seria programmazione centralizzata degli arrivi dei turisti in transito giornaliero, che provveda a distribuire le presenze nel tempo (in 2/3 fasce orarie giornaliere prefissate) e nello spazio (nei cinque paesi): se in una data fascia oraria (o in un certo giorno della settimana) un certo paese è già “saturo” di
presenze programmate, il sistema proporrà ai nuovi richiedenti delle diverse fasce orarie, giornate o destinazioni disponibili. Tale modalità gestionale garantirebbe a qualsiasi tipologia di turista, ed indipendentemente dalle proprie disponibilità economiche e dalla modalità di trasporto prescelta, di godere delle bellezze delle nostre Terre, delle quali noi siamo temporanei custodi.
Sintetizzare quindi una soluzione che sia frutto di un tale approccio al problema del sovraffollamento dei nostri borghi, potrebbe forse essere di meno facile ed immediata realizzazione rispetto alla semplice
introduzione di una imposta, ma di certo si rivelerebbe, in prospettiva, più efficace, idonea e duratura nel tempo; caratteristiche queste precipue delle soluzioni che dovrebbe sempre attuare la “buona politica”.
In conclusione credo sia necessario partire dalla individuazione certa del problema (costituito dal sovraffollamento dei borghi) e non da una sua “ipotetica” soluzione (un ticket di ingresso).
I comuni hanno bisogno di risorse per assicurare servizi di qualità ed è giusto che siano soprattutto i turisti in transito giornaliero a contribuire in tal senso: nessun pregiudizio quindi all’introduzione di un ticket di ingresso, del quale tuttavia non ci si può accontentare.
Non è infatti scontato che l’applicazione del ticket si traduca automaticamente in una riduzione delle presenze in transito giornaliero: è necessario quindi che questo strumento sia affiancato e preceduto da un sistema di programmazione e distribuzione “intelligente” dei flussi nel tempo e nello spazio.
Diversamente, in assenza di un sistema di programmazione dei flussi in arrivo, si avrà sì la certezza di poter disporre di maggiori introiti, ma non si potrà avere alcuna garanzia di un miglioramento della sostenibilità della pressione antropica nei nostri paesi.
Emanuele Moggia, Sindaco di Monterosso al Mare