L’approfondimento sull’inquinamento causato dalle navi da crociera si arricchisce di una nuova puntata. In commissione ambiente, su richiesta del consigliere comunale Massimo Baldino Caratozzolo, hanno fatto il punto della situazione l’assessore all’ambiente Kristopher Casati, la Capitaneria di porto, l’Arpal e il comitato “SpeziaViaDalCarbone”, che da anni conduce battaglie sulle tematiche ambientali in città. Grande assente l’Autorità di sistema portuale, che non si è presentata all’incontro pur giocando un ruolo cruciale nella partita.
I dati presentati dal Comandante della Capitaneria Massimo Seno e dalla direttrice del dipartimento spezzino di Arpal Fabrizia Colonna non sono una novità: sono gli stessi emersi durante un interessante incontro organizzato la settimana scorsa da Italia Nostra. In sintesi: i 52 controlli portati avanti dalla Capitaneria di porto dal 2015 ad oggi hanno evidenziato soltanto tre piccoli sforamenti nel tenore di zolfo presente nei combustibili utilizzati da altrettante navi da carico (a cui sono state comunque elevate sanzioni da 30 mila euro); nessuna nave da crociera, invece, è risultata fuori norma, stando ai limiti imposti dalle attuali normative.
Sul fronte dei controlli effettuati da Arpal, le rilevazioni hanno portato alla luce un picco di monossido d’azoto (non sottoposto a limiti di legge) e, in quantità minore, di biossido d’azoto nella centralina di via San Cipriano, poco distante dal punto di attracco delle navi da crociera, in momenti ben definiti. L’aumento dei due inquinanti, infatti, si registra quando le navi passeggeri sono all’ormeggio e contemporaneamente soffia la tipica brezza da sud.
“Si tratta di un inquinamento che interessa un’area di dimensioni ridotte – ha precisato Colonna – e che non supera i limiti di legge (previsti però per il solo biossido d’azoto, non per il monossido, ndr). Con l’Asl abbiamo stimato che questo impatto è fra il 4 e il 7-8 per cento del volume totale d’inquinamento su base annua. Abbiamo rilevato che sono le navi più vecchie e quelle che all’ormeggio presentano il fumaiolo rivolto verso la città a causare maggior inquinamento”.
I dati forniti dalla centralina Arpal di via San Cipriano, però, potrebbero non essere totalmente attendibili: è verosimile che la presenza nelle immediate adiacenze di numerosi alberi, infatti, porti a sottostimare i valori degli inquinanti. È per questo che Arpal avrebbe individuato un punto, poco lontano dalla postazione attuale, vicino all’ospedale, in cui spostare la centralina.
“Rilevo che in quel punto, in cui si registrano i picchi di inquinamento, c’è l’ospedale”, ha fatto notare Daniela Patrucco del comitato "SpeziaViaDalCarbone".
“Quello che è successo con la centrale Enel è che fino al 2013 ci sono state emissioni molto elevate di ossidi d’azoto – ha proseguito Patrucco – Da quando è entrata in vigore l’Aia (Autorizzazione integrata ambientale, ndr) i livelli di ossidi d’azoto si sono abbassati. È un elemento interessante, che ci dice che abbiamo aspettato troppo a introdurre l’Aia. Questa lezioni dovrebbe insegnare a evitare di commettere lo stesso errore con le navi da crociera. Il problema delle navi è qui e ora, e dobbiamo risolverlo qui e ora”.
Un miglioramento possibile, ha suggerito Patrucco, potrebbe consistere nell’obbligo per le navi di passare all’utilizzo del combustibile a basso tenore di zolfo già a 12 miglia di distanza dal golfo: “Per tutta la durata dell’approdo accelerano e rallentano, e sappiamo che i transitori sono i più inquinanti”. D’accordo il Comandante Seno, che ha spiegato come siano in corso “contatti con le compagnie per cercare di ottenere delle dichiarazioni d’intenti volontarie”.
È l’eterna partita tra la tutela della salute dei cittadini e la preservazione di un indotto economico in netta crescita negli ultimi anni, quello dei turisti che sbarcano in città. “L’obiettivo primario è la tutela della salute degli spezzini”, ha chiarito l’assessore Casati.
Ma forse il problema sta da un’altra parte: non tanto nelle navi da crociera, quanto nel traffico di tutte le altri navi e imbarcazioni in porto, come ha sottolineato Patrucco: “Secondo uno studio del 2011 di Arpal le emissioni di ossidi d’azoto del porto erano uguali a quelle della centrale a carbone. Come tutte le cose intelligenti lo studio non è stato più ripetuto”.