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Le navi da crociera causano un picco di inquinamento, ecco i dati In evidenza

Tavola rotonda fra Italia Nostra, Arpal, Capitaneria di porto ed esperti. Significativi aumenti di monossido d’azoto con navi passeggeri all’ormeggio.

 

Quando le navi da crociera stazionano all’ormeggio, a poca distanza dalle abitazioni di viale Italia, e soffia vento da sud, nella centralina Arpal di via San Cipriano si registrano picchi di monossido d’azoto. Ma per Arpal ad oggi l’impatto delle navi passeggeri sul volume totale di inquinamento è soltanto del 4 per cento.

È quanto emerso nell’incontro di ieri, promosso da Italia Nostra, sulle problematiche legate al traffico croceristico. Tra le autorità preposte al controllo delle navi che entrano nel Golfo c’è la Capitaneria di porto, che dal 2015 ha effettuato 52 controlli riguardo al tenore di zolfo presente nei combustibili utilizzati dalle imbarcazioni. Risultato: 3 navi da carico con livelli non conformi (anche se di molto poco), a cui sono state applicate le previste sanzioni pecuniarie di 30 mila euro. Sulle navi da crociera, invece, fin qui non è mai stata rilevata alcuna difformità nel carburante utilizzato, prendendo come riferimento i limiti imposti dalle attuali normative, che vietano di utilizzare combustibili con un tenore di zolfo superiore allo 0,1 per cento.

“Quando le navi da crociera sono ormeggiate e contemporaneamente c'è la tipica brezza marina da sud – ha spiegato Fabrizia Colonna, direttrice del dipartimento spezzino di Arpal – registriamo un picco elevato di monossido di azoto, che a differenza del biossido di azoto non è sottoposto a limiti di legge. Si ha quindi un impatto acuto, e non cronico, all’interno di un’area piccola. Tale fenomeno è meno evidente per l’ossido di zolfo e i Pm10. Riteniamo che nel nostro Golfo la problematica sia legata soprattutto agli ossidi di azoto, non a quelli di zolfo”.

A commentare con occhio critico i dati di Arpal è stato Federico Valerio, del comitato scientifico dell’Eco-Istituto Reggio Emilia-Genova: “I controlli mirati di Arpal hanno evidenziato che il problema esiste. Mi domando però se i siti scelti per il controllo delle emissioni navali siano quelli di massima e più frequente ricaduta dei fumi. Su questo ho dei dubbi, sarebbero necessari degli accurati modelli diffusionali per avere delle stime affidabili. Molte delle centraline di Arpal sono state studiate per rilevare l’inquinamento da traffico, non da crociera”.

Quanto all’impatto sulla salute degli inquinanti, ha aggiunto Valerio, “anche se le concentrazioni misurate sono inferiori ai limiti di legge, ogni aumento degli inquinanti provoca un proporzionale aumento dei danni alla salute. Basta un peggioramento di 10 microgrammi per metro cubo. Non esiste un limite al di sotto del quale non si abbia un danno per la salute”.

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