Dopo l'ordinanza firmata dal sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini per il contenimento dei cinghiali, gli Animalisti Italiani gli hanno inviato questa lettera.
Egregio Sig. Sindaco,
è con profonda indignazione ed amarezza che apprendiamo dell'ordinanza disposta come misura necessaria, a dire della Sua Amministrazione, per il contenimento dei cinghiali a seguito dei frequenti avvistamenti degli animali nel centro cittadino e nelle zone residenziali di prima periferia.
Amarezza, certo, ma la decisione non ci sorprende affatto, in quanto si allinea perfettamente alla politica adottata da molti Comuni italiani, specie se caratterizzati dal medesimo colore politico della Sua Giunta; come non ricordare infatti recenti episodi di cronaca che hanno visto compiere il massacro di questi animali nel pieno centro cittadino di Genova? Cinghiali abbattuti sotto gli occhi sbigottiti e scioccati dei passanti, ai quali non è stata nemmeno risparmiata la vista di quella scia di sangue...
In questo l'ordinanza spezzina sembra correre ai ripari: il transito dovrà infatti essere temporaneamente interdetto ai non addetti... Ai cittadini verrà risparmiato questo scempio...
Il diktat del momento è abbattere.
Ordinanze di abbattimento per le nutrie, che furono importate in Italia dagli allevatori di pellicce: quando il mercato crollò, molte di queste persone liberarono gli animali senza seguire alcuna regola.
Abbattimento per lo scoiattolo grigio, specie alloctona originaria del Nord America, importata per vezzo e poi diffusasi rapidamente in Europa e sul nostro territorio.
Abbattimento degli orsi in Trentino, regione che, dopo aver percepito lauti finanziamenti europei per il progetto Life Ursus attraverso il ripopolamento di esemplari importati dalla Slovenia, ha fatto un clamoroso dietrofront in quanto gli esemplari rappresenterebbero ora, secondo l'Amministrazione, una minaccia per turisti e abitanti del luogo.
Abbattimento dei cinghiali che, lo ricordiamo, sono stati importati dall’est Europa a partire dagli anni Cinquanta dopo l’estinzione del cinghiale autoctono maremmano.
Questi animali più grandi, più prolifici, più confidenti, sono stati fra l’altro ibridati con i maiali rendendoli per metà domestici e in grado di avvicinarsi ai giardini e alle periferie delle città: il loro naturale habitat, infatti, e cioè il bosco, la macchia, la foresta, è stato deframmentato con viottoli e strade e non ristrutturato né riforestato.
Ancora una volta l'uomo, quindi, nel suo cieco e bieco antropocentrismo si arroga il diritto di reintrodurre a propria discrezione alcune specie animali oppure di sterminarle, trattando altri esseri viventi alla stregua di oggetti in base ai propri squallidi interessi del momento.
Ci domandiamo, Sig. Sindaco, se, al fine di evitare possibili “incidenti stradali, danni e devastazione di orti e giardini”, non esistano metodi incruenti e alternativi a quelli del massacro degli animali; non cito di proposito il rischio per l'incolumità delle persone in quanto si tratta di animali mansueti, spesso diffidenti e timorosi e in grado di attaccare soltanto quando si sentano minacciati (ad esempio le mamme con la prole, come farebbero le femmine di qualsiasi specie).
Eppure secondo alcuni esperti si potrebbero prevedere piani di miglioramento ambientale come recinzioni elettrificate, barriere gustative, olfattive, repellenti...
Il problema fondamentale è che questi esemplari vengono immessi sul territorio in modo legale e illegale: ogni anno si uccidono decine di migliaia di questi stessi animali per poterli poi reintrodurre attraverso l'allevamento e il ripopolamento. Un paradosso tutto a beneficio della lobby venatoria e dell'indotto della selvaggina spesso venduta di frodo.
La stessa caccia, poi, come metodo di contenimento è fallimentare: non è il rimedio ma il problema in quanto, come sostenuto da biologi, etologi e scienziati, destruttura la popolazione animale anticipando l'estro delle femmine e inducendo i singoli individui a formare nuovi branchi.
Ci auguriamo, Sig. Sindaco, che Ella non trasformi la nostra cittadina in un Far West e voglia assumere iniziative diverse rispetto a tale aberrante soluzione, in un'ottica di pacifica convivenza tra esseri umani e altre specie animali coabitanti di uno stesso pianeta già vittima di ogni genere di sfruttamento da parte nostra.
p. Animalisti Italiani
Federica Furlan