Sono stati ringraziati dalla Segretaria Nazionale i nuovi eletti nelle RSU e nel contempo si è voluto approfondire la sfida sindacale e culturale per una scuola che è vero patrimonio del Paese .
L’istruzione è bene comune, è responsabilità e passione, autonomia e libertà.
La UIL SCUOLA ha scelto come baricentro dei suoi lavori il modello di scuola da realizzare, la comunità educante definita nel contratto, il lavoro delle persone, l’Europa.
"Dobbiamo uscire definitivamente dalle logiche neo-liberiste, che riconducono a efficienza e profitto ogni sfera umana – ha detto Pino Turi, riconfermato nel suo incarico di segretario generale nella sua relazione - L’istruzione è bene comune, è responsabilità e passione, autonomia e libertà".
"Serve una scuola per il Paese – ha ribadito il segretario Uil Scuola - non per la maggioranza che lo guida, una sorta di area di libertà alla quale si affida, attraverso la partecipazione delle diverse componenti della comunità educante, dirigenti, docenti, personale ATA alunni e genitori, il futuro del Paese".
Un’area a burocrazia zero è quella che auspica Turi, un modello di scuola come comunità che si autogoverna, lontana dalle suggestioni regionalistiche che ciclicamente ricompaiono.
"L’autogoverno, l’autonomia e la contrattazione consentono alla scuola di adeguarsi ad un mondo in continua evoluzione con una rapidità che i sistemi burocratici, nazionali piuttosto che regionali, da soli, non sono in grado di garantire. Non si può pensare che ogni Governo faccia la sua riforma, incentrata sulle esigenze del momento che, nel sistema maggioritario, come abbiamo visto, rispondono ad una logica di parte e sono destinate a cambiare rapidamente. Quando smetteremo – ha sottolineato - di emulare i sistemi degli altri Paesi? E’ così difficile capire che i sistemi sono esportabili nella misura in cui sono simili le situazioni sociali e politiche che li governano? E’ come prendere un vestito senza considerare la taglia di chi lo indossa. Negli ultimi anni le cose sono andate nella direzione sbagliata: la disintermediazione ha prodotto divisioni e situazioni di stallo. Per rimediare ai danni prodotti dalla Buona scuola abbiamo impiegato anni, per trovarci punto e daccapo, come al gioco dell’oca. Alla politica di oggi, forti delle esperienze del passato, ci permettiamo di suggerire: ricerchiamo, prima, il consenso sulle cose da fare. Resistete, meglio, astenetevi dal fare le cose senza averne discusso con chi quel mondo conosce. Vale per la scuola, come per le politiche industriali, vale per gli strumenti previdenziali come per quelle fiscali. Il sindacato vuole porsi come punto di riferimento serio e affidabile. Dalla sua capacità di essere quanto più possibile coeso dipenderà la possibilità di interagire positivamente con i governi che si candideranno ad assumere la leadership della nazione".
Il nostro modello di scuola
Siamo fermamente convinti che la scuola rappresenti l’architrave sul quale poggiano le moderne democrazie: il modo in cui la scuola viene pensata e considerata, consente di comprendere e indirizzare lo sviluppo economico e sociale di un popolo. Il modello di scuola italiano ha dato e dà ancora oggi risultati eccellenti, in termini di sviluppo, di identità culturale, di integrazione e bisogna restituire la fiducia necessaria per riacquisire l’autorevolezza che gli è propria. Il modello di scuola che la Uil Scuola sostiene è quello di scuola basata su autogoverno, autonomia, contrattazione. La scuola funzione fondamentale dello Stato, richiamata dalla Costituzione. Siamo contraria alla logica del modello neo-liberista che la vorrebbe ridurre a servizio, con studenti e famiglie come utenti, clienti da soddisfare.
Scuola nazionale e non regionale: dobbiamo evitare ciò che è accaduto nella Sanità e nella Funzione Pubblica
Quando insistiamo sul modello di scuola, che deve essere statale e libero, indipendente dai governi, in quanto funzione e non servizio, è perché tale funzione è garantita a livello costituzionale, con la tutela della libertà di insegnamento e il riconoscimento dei diritti di cittadinanza universali. L’istruzione, in questo quadro, è dunque centrale per garantire i diritti costituzionali, quelli di tutti e non quelli di pochi. Il modello di scuola che vogliamo affermare è quello di comunità che si autogoverna, lontana dalle suggestioni regionalistiche che ciclicamente ricompaiono.
La nostra contrarietà al metodo dei costi standard
Dobbiamo uscire definitivamente dalle logiche neo-liberiste, che riconducono ad una presunta efficienza e profitto, invadendo la stessa sfera umana, vista come merce, come mero fattore produttivo. L’istruzione è bene comune, è responsabilità e passione, autonomia e libertà. Serve una scuola per il Paese e non per la maggioranza che lo guida; una sorta di area di libertà alla quale si affida, attraverso la partecipazione delle diverse componenti della comunità educante (dirigenti, docenti, personale ATA alunni e genitori), il futuro del Paese.
Un piano di investimenti finalizzato all'adeguamento delle retribuzioni del personale
È necessario aprire una vertenza sindacale, assieme a quella culturale che vogliamo portare avanti con politiche redistributive, in grado di affrontare e risolvere i temi dell’evasione e dell’elusione fiscale. La vicenda del rinnovo dei contratti del pubblico impiego ci dice che la strada è quella giusta, difficile, ma l’unica da percorrere. Vanno affrontati tutti gli elementi di contenzioso, accumulati negli anni, ancora oggi irrisolti, in attesa di soluzioni strutturate e graduali, prevedendo le necessarie provviste finanziarie.
Ripristino della possibilità di sostituzione del personale assente per evitare la negazione del diritto allo studio
Occorre rivedere le norme introdotte con altrettante leggi finanziarie che hanno intaccato la continuità di didattica e reso meno esigibile il diritto allo studio, a partire dal ripristino della sostituzione del personale ATA fin dal primo giorno di assenza.
Eliminazione organico di fatto: premessa per eliminare alla radice il precariato
Realizzare una legge di una sola riga: «E’ soppresso l’organico di fatto». vuol dire fare coincidere la situazione di fatto con l’organico di diritto. Significa dare, per coprire le esigenze complessive del mondo della scuola. In particolare in relazione alle zone più disagiate, per recuperare la piaga dell’abbandono scolastico. In questa maniera si potrebbe porre fine alla politica ragionieristica per lasciare il posto a quella degli investimenti e a un progetto del futuro che deve essere programmato anche rispetto al necessario ricambio generazionale: ogni euro investito nell’istruzione è un investimento che si moltiplica, in termini di valore sociale ed economico. Eliminare l’organico di fatto equivale ad eliminare in un solo colpo: il precariato, dare continuità didattica agli alunni, evitare l’estenuante mobilità dei docenti e degli ATA, ridurre i costi amministrativi, aprire finalmente la scuola con regolarità.
Fase transitoria per eliminare le forme di precariato tuttora in atto
Il nuovo Esecutivo, in attesa che se ne formi uno al più presto (è molto faticoso lavorare in assenza di un interlocuzione politica nella pienezza delle sue funzioni), se vorrà cambiare sul serio le politiche pubbliche sulla scuola deve prevedere un piano di investimenti mirato, finalizzato a dare soluzione a quella che è una vera emergenza stipendiale che coinvolge tutto il personale. Va data soluzione ai problemi in sospeso, a partire da quelli che riguardano i diplomati magistrali, i Dsga utilizzati ed ogni forma di sfruttamento e di mancata stabilizzazione sia del personale docente che del personale Ata. 8) Contratto come strumento moderno e flessibile per definire diritti ed oneri di natura lavorativa Le parti sociali non sono un optional, sono un soggetto di rango costituzionale, per bypassarle occorre una modifica di quella legge fondamentale che li prevede. I luoghi del dialogo sono quelli istituzionali. Gli strumenti, il confronto e la contrattazione. Con queste premesse intendiamo portare avanti il confronto con quella politica che ce lo richiederà.
Modifica di alcuni aspetti della 107 che limitano l'autonomia e l'autogoverno delle istituzioni scolastiche.
Quella che deve cambiare è la filosofia che sottende la legge. Va ridata centralità e funzione alla scuola che deve essere considerata nel suo insieme, una comunità che si autogoverna, a cui è garantita la libertà di insegnamento e evitata ogni forma di condizionamento eterodiretto. Una sede autonoma a burocrazia zero.
Revisione dei profili
E’ prevista nel contratto un’apposita commissione sulla revisione dei profili del personale ATA per rivedere i profili e riavviare i processi di carriera che erano interrotti da una normativa legislativa di natura finanziaria che li ha bloccati. Anche per i docenti, si dovranno trovare strade di mobilità professionali con la definizione di carriera e che valorizza il lavoro d’aula. Si dovrà anche trovare le risorse per consentire la possibilità di svolgere anche altre mansioni diverse da quelle frontali in classe, quando se ne ravvisano le possibilità individuali e collegiali, con la finalità di mettere a sistema le diverse esperienze professionali che esistono nelle nostre scuole. La formazione è un diritto-dovere da mantenere legato alla contrattazione come strumento non neutro in rapporto all’innovazione e alla qualificazione.
Misure da attuare per il personale Ata
Attivare la commissione prevista dal recente contratto nazionale per definire profili e carriere.
Ancora una volta il sindacato, la Uil Scuola, intende porsi come punto di riferimento serio e affidabile per la ripartenza. Dalla capacità del sindacato Confederale di essere coeso deriverà la capacità di “contaminare” e condizionare i governi che si candideranno ad assumere la leadership della nazione. Altrettanta attenzione occorrerà porre per resistere alla tentazione di ‘supplire’ ad una classe politica in divenire: serve il confronto, un confronto serio, per qualificare le proposte e trovare soluzioni condivise
UIL LIGURIA - LA SPEZIA