Voglio fare qualche considerazione ora che la frenesia elettorale si è placata.
Il Partito Democratico ha registrato il peggior risultato della sua storia, nonostante un'azione di governo che, per quanto segnata da svariati errori (specie sulle scelte riguardanti scuola e lavoro, come in molti non abbiamo mancato di sottolineare in varie occasioni), risulta complessivamente molto migliorativa della situazione del Paese sotto numerosi aspetti: crescita dei redditi, opportunità di sviluppo industriale, diritti civili, tutele per il lavoro autonomo, lotta alla povertà per citarne alcuni.
È evidente, dunque, il fallimento: se governi abbastanza bene, ma poi ottieni un risultato così negativo in termini di consensi non sei un buon politico. In democrazia, infatti, una buona leadership ha tra i principali compiti quello di convogliare consensi su proposte, in questo caso la scelta di una compagine parlamentare con un proprio programma politico.
A questo proposito, a scanso di equivoci, voglio fare i miei auguri di buon lavoro agli eletti del PD in provincia della Spezia e in Liguria. Sono donne e uomini che conosco e, voglio sottolinearlo, so che saranno in grado di dare risposte e attenzione ai problemi del territorio.
È stato però un altro grave errore la scelta di non dare uno spazio sufficiente nelle liste al capoluogo di regione, particolarmente significativo in termini di elettorato e con deputati meritevoli come Lorenzo Basso e Mario Tullo. A ciò si aggiunge, nella provincia della Spezia, la decisione di mettere nella posizione oggettivamente più precaria un parlamentare uscente e capace come Massimo Caleo.
A questi e ad altri errori si somma poi la discutibile gestione del post voto. Matteo Renzi pospone le sue dimissioni, rinviando scelleratamente una gestione finalmente più condivisa e collegiale della difficile fase, agitando un alquanto improbabile spettro dell’inciucio col Movimento 5 Stelle, pronunciando parole poco rispettose perfino nei confronti del Presidente della Repubblica laddove fa riferimento alle mancate finestre elettorali. È evidente che per qualunque elettore democratico la prospettiva di un accordo di governo con Di Maio è indigeribile e inaccettabile, ma allo stesso tempo è doveroso preoccuparsi - e ci si dovrà ragionare molto bene - di come evitare di portare alla guida del Paese la destra più radicale, la Lega, considerando che almeno su una eventuale nuova legge elettorale sarà comunque necessario ragionare con tutti.
In questa situazione serve assolutamente un nuovo protagonismo della nostra generazione. Siamo scarsamente rappresentati in Parlamento nelle file del PD per scelte sbagliate nella composizione delle liste, ma abbiamo una grande ossatura di volontari di partito, militanti delle cause più disparate, amministratori locali e dirigenti del mondo associativo, giovani lavoratori e studenti che possono fare la differenza.
Credo che servano coraggio e scelte radicali: una rifondazione completa del Partito Democratico prendendo atto anche di svariati fallimenti nel campo largo del centrosinistra, dal deludente risultato di MDP-LEU alla lista Insieme e finanche la frenata degli europeisti di Più Europa, oltre a un grande tessuto associativo che si è allontanato da noi da tempo.
Oggi è il tempo di ricucire insieme i pezzi.
Dieci anni fa abbiamo fondato un soggetto politico con l’ambizione di farlo durare nel tempo e di cambiare l’Italia e l’Europa, adesso c’è bisogno di un profondo ripensamento che possa tracciare una strada anche per la frastornata sinistra europea e di un messaggio inequivocabile ai cittadini: si riparte da zero a tutti i livelli, forti della nostra storia, ma con l'ansia di immaginare insieme un futuro, archiviando la stagione dei vuoti plebisciti e degli uomini soli al comando.
Per dare nel mio piccolo questo segnale di ripartenza e per assumermi il mio pezzo di responsabilità ho deciso di rassegnare le dimissioni dalla direzione provinciale del Partito Democratico della Spezia, unico incarico di partito territoriale che ho, come contributo a questo necessario reset e come atto di vicinanza e rispetto verso i nostri concittadini che ancora ci guardano e che magari questa volta non sono andati a votare, oppure hanno scelto altri partiti della sinistra o perfino M5S e centrodestra. Dobbiamo riconquistare la loro fiducia con umiltà e apertura, partendo da atti concreti e dal coraggio di rischiare.
Sono convinto che l’Italia abbia ancora bisogno di una sinistra democratica e progressista e penso che solo se i giovani ci crederanno ancora e lavoreranno duramente per questo sarà possibile far scattare una nuova scintilla nel Paese.
Brando Benifei
Europarlamentare del Partito Democratico