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"Il dovere di ricordare", al Centro Allende un convegno sulle foibe e l'esodo giuliano-dalmata In evidenza

"Prima del 2004 c’è stato il completo silenzio su questi fatti e questo silenzio ha permesso la nascista del negazionismo storico".

Si è tenuta presso il Centro Salvador Allende la conferenza, organizzata e introdotta da Stefania Pucciarelli, intitolata “foibe e esodo giuliano-dalmata: il dovere di ricordare". Sono intervenuti come relatori Alberto Rosselli, storico e giornalista, Claudio Eva, professore all’università di Genova e consigliere del comitato direttivo A.N.V.G.D. (Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia) Genova, e Fulvio Mohoratz, delegato alla presidenza nazionale A.N.V.G.D. per la Liguria. L’incontro,partecipato e durato circa un’ora e mezza, è stato moderato dallo storico Fabio Bozzo.

 

«In qualità di rappresentante delle istituzioni – ha spiegato Pucciarelli durante la sua introduzione, dopo aver ricordato le vicissitudini del cosiddetto “treno della vergogna” – ho organizzato la conferenza di oggi senza alcun simbolo di partito. Infatti la mia intenzione, in vista del Giorno del Ricordo 2018, è attirare l’attenzione dell’opinione pubblica su una parte buia e dolorosa della nostra storia, riconoscendo e commemorando la tragedia dei nostri connazionali giuliano-dalmati che durante i colpi di coda della seconda guerra mondiale hanno subito il martirio e l’esilio dalle proprie terre. Coloro che dimenticano il passato sono destinati a ripeterlo».

Lo storico e giornalista Alberto Rosselli ha affrontato i precedenti storici dell’esodo giuliano-dalmata e dei martiri delle foibe, partendo dal movimento austroslavista sviluppatosi all’interno dell’impero asburgico nella seconda metà del milleottocento. «Prima del 2004 c’è stato il completo silenzio sui fatti di cui parliamo oggi, e questo silenzio ha permesso la nascista del negazionismo storico riguardante quei fatti» ha detto invece Claudio Eva, incominciando il suo lungo intervento: un racconto della violenza anti-italiana che esplose all’indomani dell’8 Settembre 1943 e che sfociò in una vera e propria pulizia etnica. «Ancora oggi per molte persone – ha denunciato Eva – essere esuli da Pola o da Fiume vuol dire essere fascisti».

«La Spezia è stata la terra che mi ha dato più soddisfazione» ha esclamato Fulvio Mohoratz, compiacendosi del gran numero di persone presente e elogiando lo spirito di accoglienza e fraternità dei liguri che accolsero gli esuli giuliano-dalmati. Dopodiché ha aggiunto:«io non ho mai fatto distinzione tra comunisti e non comunisti, perché in Italia non soltanto i comunisti hanno disconosciuto la nostra tragedia. Chiaramente i comunisti dovevano tenere conto dei loro compagni jugoslavi. Ma tutti, non solo loro, tacquero».

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