La fine ingloriosa di un pezzo di storia della Spezia ha anche sancito una dura lacerazione all’interno della coalizione che sostiene il sindaco Pierluigi Peracchini: il consigliere di maggioranza Massimo Baldino Caratozzolo e il presidente del consiglio comunale Giulio Guerri, durante la seduta del parlamentino del palazzo comunale di ieri sera, hanno premuto il tasto rosso per dire “no” alla fusione per incorporazione di Acam in Iren, sfilandosi dal resto dei consiglieri di maggioranza (salvo Patrizia Saccone del gruppo misto, uscita dall’aula prima del voto).
Quali le conseguenze politiche dello strappo? I due membri di “Per la nostra città”, per voce di Caratozzolo, hanno ripetuto più volte che il loro voto contrario non avrebbe significato la loro volontà di uscire dalla coalizione. È probabile, però, che il ruolo di garanzia di Guerri, già inviso a più di un membro della maggioranza, in futuro venga preso di mira ancora di più di quanto non lo sia stato fino ad oggi.
In ogni caso la rottura era nell’aria da settimane e alla fine le previsioni si sono rivelate fondate: Guerri e Caratozzolo non hanno rinnegato né il mondo dei comitati spezzini da cui provengono, né la linea tenuta in campagna elettorale, ostinatamente contraria all’aggregazione.
Particolarmente duro, ieri sera, l’intervento di Caratozzolo, secondo cui i consiglieri comunali, nel dossier Acam, sarebbero stati trattati alla stregua di puri e semplici “schiacciabottoni”, esclusivamente per garantire il passaggio indolore in consiglio della delibera di aggregazione: “In questa povera Italia troppo spesso assistiamo alla mortificazione dei ruoli e delle competenze. E questo discorso vale purtroppo anche e soprattutto in politica – ha attaccato il consigliere di “Per la nostra città” – Assistiamo a personaggi politici che scorrazzano liberamente per le regioni, le province e i comuni dando gli ordini ai propri sodali di partito su cosa fare e come votare. Assistiamo insomma alla fine della democrazia basata sulla rappresentanza in funzione della gente, di cui ci ricordiamo solo quando andiamo a chiedere il voto. Io a tutto questo non ci sto. Odio il ruolo politico dello ‘schiacciabottoni’ che prende ordini dal suo capogruppo che li prende a sua volta da altri. È per questo che rifiuto il concetto di un consiglio comunale troppe volte banalizzato in passato, per mettere i sigilli a quanto è già stato deciso altrove, nelle stanze della politica o peggio in quelle della finanza. Il consiglio comunale è e deve rimanere al centro della vita decisionale della politica cittadina, un luogo dove persone che rappresentano i cittadini devono prima di tutto venire adeguatamente informate”.
Non solo: Caratozzolo ha anche puntato il dito contro le modalità di discussione del dossier negli organi del consiglio comunale: “Trovo semplicemente disdicevole che per un tema come questo si sia venuti in possesso della documentazione, peraltro incompleta, visto che ho dovuto chiedere urgentemente più di un accesso agli atti, solo il 9 dicembre – ha aggiunto il consigliere – E che poi si sia ascoltato l’amministratore unico di Acam solo il 19 dicembre, e i sindacati, neppure tutti, addirittura solo poche ore fa (ieri pomeriggio per chi legge, ndr). Non si può votare consapevolmente una pratica di questa importanza per la città in questo modo. A meno che, per l’appunto, non si chieda ai consiglieri di fare gli schiacciabottoni”.
A stretto giro la replica di Peracchini: “Io non ho mai chiesto a nessuno di schiacciare nessun bottone, ognuno è libero di agire nella propria coscienza – ha ribattuto ieri sera il sindaco – Vi sfido ad andare a riaprire una gara europea chiusa, fatelo, proponete un’alternativa. Questa è un operazione di responsabilità, che tutela i lavoratori e i contribuenti”.
Poi una precisazione sul futuro dell’ex municipalizzata: “Diventerà determinante la funzione dei due Ato (gli ambiti territoriali, sia per l’acqua che per i rifiuti, ndr), perché hanno il compito di decidere gli investimenti e le tariffe che poi vengono approvate dall’Autorità per l’energia. Quanto al debito di Iren, non dovete preoccuparvi perché l'Autorità nazionale anticorruzione dice che in caso di fallimento decadono gli affidamenti e si va di nuovo a gara”.