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ACAM - IREN, Chiappini: "Non parlerei di aggregazione ma di svendita" In evidenza

di Luca Manfredini - Il candidato sindaco di Sarzana in Movimento spiega le ragioni del NO del suo gruppo.


Chiappini, candidato sindaco di “Sarzana in Movimento”, ha pubblicato in rete, sul sito del gruppo, un articolo riguardante la posizione, sua e del gruppo stesso, assolutamente contraria all’aggregazione fra ACAM ed IREN.
L’ articolo on line ha avuto anche i commenti dell'amministratore unico di ACAM, Gaudenzio Garavini.

A breve, i Consigli comunali saranno chiamati ad approvare l’accordo già stipulato fra le due società. Abbiamo quindi deciso di rivolgere qualche domanda al candidato sindaco, attuale consigliere comunale di opposizione.

Perchè “Sarzana in Movimento” è contraria all'aggregazione?
Intanto io non la chiamerei aggregazione, ma svendita giacché IREN incorpora ACAM per la miseria di 58 milioni di euro, che è l’unica cosa che per il momento si sa, visto che la copia dell’accordo non è stata ancora consegnata ai consiglieri comunali che dovranno votarlo entro il 31 dicembre. E questo ritardo con relativi tempi strettissimi irrita già molto.
Il perché della contrarietà, in sintesi, è presto detto: c’è un perché, diciamo politico, e c’è un perché pratico. Anzi più di uno.
Politicamente perché per quanto riguarda ACAM Acque questa incorporazione violerà i principi sanciti dai referendum popolari del 2011 che confermarono che l’acqua è un bene pubblico primario su cui non si può fare profitto e non può passare in mano privata.
Ebbene IREN è una multiutility a partecipazione pubblica, ma già privata per il 40% con la previsione dell’inversione di partecipazione fino al 60% in mano privata, ma, soprattutto, perché IREN produce profitti che poi vengono suddivisi come dividendi fra i soci azionisti, quindi qualcuno farà profitto sulla vendita dell’acqua che, però, è un bene primario pubblico.
La parte pratica è che, in ultima istanza, e poco importa se non subito o fra qualche anno, si passerà dal potere decisionale del territorio oggi coperto da ACAM alla cessione di questo potere ad un colosso dove il potere decisionale del territorio stesso conterà l’1 e mezzo per cento, forse due nella migliore delle ipotesi. Un sassolino sotto una schiacciasassi.
Un altro punto è che dopo un paio d’anni dall’avvio del piano di riassetto del debito concordato in tribunale, ACAM ha cominciato a produrre utili, dopo avere svenduto le società che gli utili li producevano anche prima e avere ricaricato parecchio sui cittadini. Quindi non c’è nessuna necessità di ricorrere ad IREN o altri. E non lo dico solo io, ma già nel luglio 2016 sia il direttore dell’ ATO idrico che l’amministratore delegato di ACAM Acque sottolineavano che: “risulta quindi un livello di infrastrutture adeguato e nel piano di investimenti, che verrà approvato da ACAM Acque Spa, sono inseriti per lo più investimenti di consolidamento delle reti a conferma della buona gestione di ACAM Acque spa”. Cosa che conferma quanto non sia necessaria, e sia probabilmente pretestuosa, l’urgenza di anticipare investimenti con cui si vorrebbe giustificare questa incorporazione e svendita di ACAM.
Poi, riprendendo anche gli studi e le indagini che il Comitato Acqua Bene Comune ha fatto, si evidenzia che laddove IREN gestisce l’acqua, come a Genova, le tariffe sono aumentate invece che diminuire, e che gli utili sono aumentati di anno in anno senza che il servizio migliorasse e le reti di distribuzione fossero ammodernate.
Altri esperti hanno anche rivelato che IREN ha un debito pluriennale di circa due miliardi e mezzo, ben superiore al patrimonio ed alla liquidità disponibile, ma esaminando il trend dei dividendi si scopre che di anno in anno questi sono aumentati. In sintesi i cittadini pagano di più, il servizio non migliora, anzi col tempo peggiora, ma i soci ci guadagnano sempre di più e fra i soci ci sono pure banche e fondi di investimento.
E se in futuro IREN si trovasse nella stessa situazione di ACAM a fine del 2013 visto i debiti che ha contratto? IREN è una società quotata in borsa. Soggetta a profitti, speculazioni, andamento dei mercati e della borsa.

L’ Amministratore Unico di ACAM, il dott. Garavini, dice che IREN dà ampie garanzie di tutela occupazionale e di potere decisionale. Non vi fidate?
Al di là del fatto che, come ho già detto, non è necessaria questa operazione, come ci si può fidare di una società che ha 2 miliardi e mezzo di debiti? Che, da una parte, assicura “la permanenza della dimensione operativa locale nell’ambito dei servizi pubblici e strumentali a gestione del Gruppo e, per almeno il primo quinquennio, con la permanenza dei soggetti giuridici ACAM Acque ed ACAM Ambiente”, ma, dall’altra, come si evince dal suo Piano Industriale 2015-2020, punta, come fattore determinante, sulla “razionalizzazione della struttura societaria” mediante un progressivo accentramento delle società integralmente controllate, con l’attività operativa svolta da sole 4 società per Generazione e Teleriscaldamento, Mercato, Reti, Ambiente, e una loro progressiva riduzione numerica, per determinare una consistente riduzione dei costi operativi.
E’ chiarissimo come, ben presto, il presidio territoriale spezzino verrebbe riassorbito in una struttura sovraordinata di IREN e sostituito con semplici uffici, se non addirittura call center, e sparirà persino il nome.
Le assicurazioni sulla carta ci piacciono poco se non sono supportate da garanzie reali che invece non paiono esserci.


Finora si è parlato solo del ramo acque, ma sappiamo che anche per il ramo Ambiente avete forti perplessità.
Si, è vero. Una delle mission di IREN è la produzione di energia, che rivende, tramite l’incenerimento dei rifiuti e questo non ci piace per nulla. IREN metterebbe le mani anche sulla filiera dei rifiuti che sono oro sia per i proventi delle materie prime secondarie recuperabili come plastica, metalli, vetro e compost prodotto dalla frazione umida, ma anche sulla parte indifferenziata che viene trasformata in Combustibile Solido Secondario da incenerire. Mi pare ovvio che la mission di IREN cozzi palesemente contro quello che noi riteniamo necessario a tutela dell’ambiente e della salute, ovvero la raccolta differenziata spinta che arrivi al massimo di recupero secondo i “dieci passi di rifiuti zero”. E non crediamo sia un caso che ACAM abbia presentato a Sarzana un piano triennale che non prevede aumenti di differenziata oltre il 65% che è il limite minimo previsto dalla legge. Corre l’obbligo di ricordare che IREN si è già accaparrata la gestione per 26 anni degli impianti di Boscalino, dove si trasforma l’umido in compost. e di Saliceti dove si trasforma l’indifferenziata in CSS.
Quindi restiamo totalmente contrari all’aggregazione. Voteremo contro e faremo tutto quello che possiamo per osteggiare il progetto ed informare correttamente i cittadini.

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