di Luca Manfredini - Si è svolto al Barontini un nuovo incontro pubblico della lista civica a supporto del candidato sindaco Valter Chiappini per continuare a costruire il programma elettorale.
"Proposte discusse e condivise con quei cittadini che vogliono cogliere l’occasione di un cambiamento radicale da un sistema partitico imperante che cambia costante solo per non cambiare mai", ha affermato Valter Chiappini.
.“Sarzana a misura di tutti” è il leitmotiv della lista.
Sono intervenuti sull’argomento della serata - “A come agricoltura”- il coltivatore Nedo Mannucci e l’agrotecnico Massimo Ricci (parte integrante del gruppo) che hanno evidenziato quanto “il territorio sia stato spinto a senso unico verso gli interessi della grande distribuzione a discapito di peculiarità, qualità e posti di lavoro”.
“Parliamo di agricoltura perché sentiamo la necessità di valorizzare ciò che è stato abbandonato, ovvero l’identità agricola e rurale di Sarzana e del suo territorio – spiega Chiappini – stanno scomparendo infatti le alternative alla massificazione del consumo e, con esse, anche quelle forme di alimentazione, di scelta e di relazioni tradizionali importanti nel modo di vivere e nella formazione identitaria della città. Il recupero dei prodotti locali va letto non solo dal punto di vista di qualità e lavoro ma anche da quello del mantenimento del territorio e del turismo”.
Parte da un tempo lontano il racconto storico di Mannucci, da quando le uniche possibilità di lavoro nella zona erano la Fornace (mattoni fatti a mano) o i campi da coltivare, passando poi al successivo sviluppo dell’agricoltura organizzata ed alla nascita dei relativi mercati, ricchi di prodotti e di benessere per gli agricoltori, sino ad arrivare al mercato definitivo, il Pallodola, con perdita di tipicità e lavoro. Un dato che fa pensare è questo: dalle circa 400 aziende attive sul territorio negli anni '80, si è passati man mano alle 4/5 attuali, con perdita completa degli ortaggi autoctoni unici della zona. Mannucci ben conosce l’argomento, con alle spalle una famiglia che si dedica all'agricoltura sin dal 1957 ed è custode dei semi storici sarzanesi.
“L’agricoltura è trasversale e riguarda sia l’alimentazione che la cultura, sia le tradizioni che l’economia – dice Ricci – non si spiega come non sia possibile o non si voglia valorizzare questo meraviglioso territorio, bisogna ricreare la centralità dei piccoli produttori locali per tornare a qualità, autosufficienza e posti di lavoro”.
Sono almeno tre - spiegano i relatori - gli aspetti fondamentali che uno sviluppo agricolo concorrerebbe a sviluppare:
1) producendo in proprio gli alimenti o procurandoseli direttamente e realmente da agricoltori del proprio territorio si andrebbe a salvaguardare una sorta di presidio della biodiversità dei prodotti locali, della loro corretta variabilità stagionale e del mantenimento delle tradizioni anche gastronomiche
2) la salvaguardia del territorio e la prevenzione dei dissesti idrogeologici, perché è innegabile tale funzione svolta da agricoltori, silvicoltori, allevatori e contadini, da sempre attenti custodi. Figure da coinvolgere nelle attività di contrasto all’abbandono dei terreni e al successivo degrado
3) la capacità dell’agricoltura di disegnare un territorio, sia dal punto di vista paesaggistico che culturale, diventando così motore di interesse turistico ed economico.
“Un territorio così vario che può spaziare dai vigneti sulle colline, agli uliveti e agli orti degradando verso la piana del Magra ed il mare, rappresenta un patrimonio agricolo e rurale che va difeso, salvaguardato e incentivato in tutte le sue forme ed espressioni”, concludono gli attivisti di “Sarzana in movimento”.
Pubblicato il: 29-11-2017
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