Nel 2013 presi posizione, voce fuori dal coro, contro il paventato taglio dei pini a San Terenzo. Era un'altra amministrazione e sembra una vita fa.
Dopo quattro anni sono cambiati i suonatori ma la musica pare resti sempre la stessa. Si parla di nuovo di tagliare i pini a San Terenzo e si parla di abbattere i maestosi esemplari in piazza Cesare Battisti (in realtà uno slargo) a Lerici.
Possibile che piazza Verdi alla Spezia non abbia insegnato nulla a nessuno?
Gli alberi si tagliano quando sono malati, altrimenti li si manutiene e li si tramanda alle generazioni future.
Lerici, che io sappia, non ha un regolamento del verde come invece, sulle cicatrici lasciate dalla scellerata gestione di piazza Verdi, ha sviluppato il suo capoluogo. In mancanza di regole proprie, prima di dare il via a progetti in grado di snaturare i nostri luoghi si prenda quanto meno spunto da quello esistente alla Spezia.
Potrebbe sorprendere scoprire che nelle sue linee guida è scritto ben chiaro che un albero si taglia solo quando è malato o pericoloso.
I pini urbani di Lerici e San Terenzo rappresentano uno spaccato della storia e della cultura locale.
Non rappresentano un "ostacolo alla visuale". Essi sono parte integrante del soggetto da guardare. Le loro forme, a volte alte e slanciate altre contorte, e le loro chiome sono state ritratte nei quadri di pittori del calibro di Giuseppe Caselli.
Chi parla di "pulizia spaziale" cerca di spacciare una vuota desolazione per un arricchimento, ma da quale angolazione si dovrebbe godere di tale pulizia? Non da quello di chi giunge dal mare, a meno di non avere intenzione di radere al suolo tutti i giardini, e non da quello di chi cammina in via Roma, sempre a meno di un olocausto vegetale. Resta solo chi percorre in auto il tratto sul lungo mare ma per loro, fatte salve poche cabriolet, l'ingombro visivo è dato dai dehors più che dagli alti pini.
Quel che in realtà si sta cercando di fare è spacciare per un ritorno a qualche non ben chiara "origine" l'ennesima versione della solita vaccata con panchine hi-tech scomode e buone solo per grigliarci due pesci nelle ore più calde.
L'unica cosa veramente invasiva e distruttiva a Lerici come alla Spezia non sono i pini ma certi architetti e i loro progetti dei quali, con un po' di buon senso, si potrebbe e dovrebbe fare a meno. La speranza, visto che l'amministrazione parla di un percorso partecipato, è che si scelgano, come cittadini, soluzioni che considerino gli alberi sani esistenti come parte delle bellezze di Lerici da integrare nei cambiamenti e nelle migliorie necessarie per davvero.
Fabio Vistori - Effetto Spezia