Spesso si parla di competizione tra pubblico e privato in Sanità e spesso si dice che questa può essere una sfida per alzare il livello dei servizi offerti.
Ammettiamo pure che sia così, è necessario ricordare che per accettare una sfida bisogna essere allenati e preparati.
È necessario dunque mettere il pubblico in condizione di competere davvero col privato sia dal punto di vista del personale, sia da quello dei servizi offerti e delle strutture.
In tutto ciò è lecito, dunque, chiedersi: se esiste il decreto Balduzzi che impedisce al Nuovo Felettino di avere una cardiochirurgia su un bacino di 250mila persone, perché lo stesso criterio non vale per le strutture private?
Come fa dunque Villa Azzurra, struttura privata convenzionata, a fare cardiochirurgia a Rapallo su un bacino di utenza di circa 150mila abitanti?
Alla prima domanda risponderanno che sono gli standard nazionali, perché intanto l’importante è scaricare il barile su qualcun altro.
Alla seconda domanda, invece, invocheranno la libertà di impresa. Ma si può parlare di libertà di impresa in un mercato dalle evidenti disparità di condizioni iniziali?
Il decreto Balduzzi non deve essere applicato ad intermittenza distinguendo il pubblico dal privato.
Se è vero che a governare le scelte non sono solo criteri di sostenibilità economica, per cui non sarebbe conveniente mantenere una cardiochirurgia per un bacino di utenza inferiore ai 600mila abitanti, ma soprattutto criteri di sicurezza per il paziente, dati dal numero di interventi e dunque dall’esperienza acquisita dal personale, allora a tale normativa deve sottostare anche chi vuol fare impresa privata in campo sanitario.
È inaccettabile dunque che in Commissione si dica che la ASL5 per i pazienti neurochirurgici abbia predisposto un percorso di diagnostica remota e di interventistica d’urgenza sul San Martino di Genova ma che per i pazienti cardiochirurgici si sia stipulata una convenzione con una clinica privata: Villa Azzurra.
Concludendo, le riflessioni, in tutto ciò, sono almeno due: perché non si è allestito un percorso con una struttura pubblica, il San Martino, che offre maggiori servizi? Perché invece di stipulare convenzioni col privato non si è tentato un percorso per attivare sul Felettino una cardiochirurgia del levante ligure, pubblica, per ASL4 e ASL5?
Riflessioni che ogni buon amministratore dovrebbe, a nostro avviso, fare.
Francesco Battistini
Consigliere Regionale Gruppo Rete a Sinistra/liberaMENTE Liguria