Si parla di festa, si parla di politica, si parla di progetti, di storia, di attualità, comunque si parla. Oggi alla Camera del Lavoro di Via Bologna è stata presentata la festa “Avantipopolo”, un’iniziativa promossa dalla CGIL provinciale che ha come obiettivo il confronto, il dibattito, l’incontro fra le anime del centrosinistra o almeno quelle che ancora provano a definirsi tali.
Matteo Bellegoni, segretario provinciale, Carla Mastrantonio, Rita Ghiglione e Lara Ghiglione, componenti la segreteria provinciale, hanno presentato l’iniziativa e abbiamo approfittato della presenza della segreteria provinciale CGIL per fare qualche domanda.
Bellegoni: “Questo appuntamento per noi ha cominciato a diventare particolarmente importante perchè ci siamo resi conto che offre alle persone la possibilità di poter avere momenti di incontro che consentano di discutere di molti temi che spesso vengono sottovalutati dalla politica” afferma Matteo Bellegoni “ il senso dell’iniziativa è quello di ritornare ad un ruolo anche culturale da parte del sindacato, ed infatti offriremo appuntamenti che vanno dal teatro con Matteo Taranto alla poesia con i Mitilanti alle presentazioni di libri che ci consentano di recuperare quel concetto secondo il quel la classe operaia si emancipa quando ha ì’opportunità di avere un vero e reale accesso alla cultura, perchè questo spesso corrisponde all’accesso all’informazione. Oggi viviamo in un mondo dove le informazioni sono milioni, circolano alla velocità della luce ma c’è una bella differenza fra informazioni che girano in modo passivo fra le persone ed eventi culturali che possano stimolare il ragionamento anche della gente comune. Sul lato sindacale stiamo provando a portare avanti un ragionamento che è essenziale ed è legato anche al mandato che CGIL ha anche a livello nazionale. Da anni stiamo portando avanti la battaglia per ciò che riguarda la contrattazione inclusiva per un ritorno anche del sindacato e della politica sul territorio, una centralità della Camera del Lavoro anche come luogo di appartenza dove possano riconoscersi le varie battaglie sociali che non si limitano a qualle dei lavoratori ma comprendono anche quelle degli “ultimi”. Il tema della contrattazione si può riassumere in poche parole: dal 2008 stiamo cercando di fare una contrattazione di natura estremamente “difensiva” e cioè stiamo cercando di salvare i posti di lavoro, per dirla banalmente. Abbiamo scoperto che a livello nazionale solamente il 20% dei lavoratori accede alla contrattazione del welfare aziendale e cioè a tutti quei “plus” che esulano dal minimo contrattuale. Capire come rendere democratica questa contrattazione, fare proposte anche alle istituzioni che diano la possibilità di svolgere contrattazioni di secondo livello anche per i lavoratori a progetto, per le partite Iva, per le commesse ad esempio che non hanno certo una forza sindacale che le aiuti a fare contrattazione negozio per negozio, ma magari ce l‘hanno se riusciamo a metterle insieme. Oggi ci sono diseguaglianze sociali che rischiano di spaccare irrimediabilmente il paese ed ecco anche qui il perchè del territorio, per far rifiorire una risposta nelle nostre terre che sia in grado di combattere queste profonde disuguaglianze sociali che oggi si determinano banalmente anche fra avere il lavoro e non averlo. Noi come sindacato dobbiamo interrogarci su come rappresentare tutta quella fascia di persone composta prevalentemente da giovani che oggi non hanno avuto lavoro, sono senza prospettive perchè non riescono a trovarlo. Queste sono le cose di cui Avantipopolo deve interrogarsi. Noi abbiamo fatto un’iniziativa prima delle amministrative spezzine dove abbiamo riunito tutte le forze di centrosinistra per discutere dei temi concreti che stanno a cuore alla nostra gente. L’invito che faccio io a tutto il centrosinistra, se vuol sentire come sta il suo “popolo” , è quello di partecipare ad Avantipopolo 2017 perchè è li che discuteremo dei problemi ascoltando la gente, cosa che purtroppo la politica ultimamente riesce a fare poco e male. Dopo la festa è mia intenzione di rilanciare quel tavolo di discussione con tutti i partiti di centrosinistra perchè credo che sia ora di smettere di ragionare con la testa rivolta al passato e che tutti gli “uomini di buona volontà progressista” come li definisco io, si devono riunire e valutare sulla base di una discussione di merito, sui punti concreti, se ci sono spazi di condivisione o meno. Quello che non possiamo fare noi come CGIL è di occuparci solamente dentro le aziende di contrattazione aziendale, se facciamo questo il sindacato è morto, perchè diventa un sindacato corporativo che non dà piu risposte alla maggioranza delle persone. Ma per fare il sindacato confederale, e cioè per dare risposte al di fuori delle fabbriche e cioè a tutte le persone che oggi rappresntiamo poco e male, abbiamo bisogno di un progetto complessivo di società nuova che riparta dal territorio. Ecco perchè Avantipopolo deve lanciare un messaggio forte anche alla politica e soprattutto al centrosinistra perchè non posso pensare che a Sarzana si replichi l’indegno spettacolo che è avvenuto durante le elezioni spezzine”.
Costituzione, cultura, solidarietà, sindacato, libertà, diritti, lavoro, musica, foto, poesia, libri, dibattiti, migranti, Resistenza. Queste le parole che sono state scelte per il manifesto della festa Avantipopolo, ci sarà dunque tutto questo?
“Certamente, e Costituzione e Resistenza sono la prima e l’ultima parola presenti sulla locandina che presenta l’evento. Non è un caso.
C’è un popolo che sta male, che non ha risposte da nessuno. Non ha risposte dalle istituzioni, ed io vorrei nel mio piccolo contribuire al fatto che c’è oggi la necessità di una risposta progressista, nel Rinascimento si metteva l’uomo al centro del mondo, oggi che al centro del mondo c’è la finanza, i poteri privati che governano e hanno accresciuto le disuguaglianze, la povertà, nonostante il PIL mondiale sia costantemente cresciuto negli anni, le risposte ci trovano spaesati, non abbiamo risposte, e allora è dal territorio che dobbiamo costruire piccole risposte che successivamente, messe in rete, possano costituire un cambiamento che riporti il mondo su un canale progressista, perchè il rischio è che poi ci ritroviamo con i vari populismi che ineggiano contro immigrati, islam, contro il rischio terrorismo, semplicemente per fomentare la paura della gente e impedire che si possa avere un confronto ed elaborare una risposta collettiva”.
Certo si parla di massimi sistemi e ultimamente un filosofo del centrosinistra, Massimo Cacciari, ha affermato che rispetto al nemico storico di una volta, cioè la borghesia o il capitale per usare termini del passato, contrapposti ai lavoratori, oggi hanno un nemico comune che è la finanza, (quella che fa i soldi dai soldi e non attraverso la produzione e xche condiziona le vite di tutti) e che quindi dovrebbero unirsi per contrastarla. Cosa ne pensa il sindacato che è direttamente coinvolto?
“È necessario ricostruire un senso di comunità. Quello che Pasolini, terrorizzato di perdere a causa del consumismo le radici cosi importanti per la nostra gente auspicava, ecco, noi dobbiamo reimpiantare quelle radici, e non possiamo farlo partendo dai grandi temi globali, dobbiamo cominciare dal territorio con i suoi temi fondamentali, difendendo la Costituzione, l’antifascismo, come valori, come stelle polari e dall’altra parte interrogarci su come concretamente poter cambiare le condizioni di vita delle persone che rappresentiamo. Ci siamo interrogati e continuiamo a farlo, su un ruolo diverso del sindacato. Ad esempio non si può più pensare che le categorie facciano contrattazione da sole, serve una contrattazione “centralizzata”, confederale, che quando va a contrattare migliori condizioni di vita per i lavoratori tenga presente tutta la catena e non solamente dell’anello più forte perchè se noi lasciamo che le risposte sindacali si determinano solamente in azienda rischiamo di avere risposte corporative che addirittura non solo danno risposte solo ad una piccola parte del mondo del lavoro ma spesso e volentieri per darle tolgono risorse all’anello più debole, come avviene quando in azienda, per un piccolo premio di produzione si penalizzano i lavoratori del subappalto che magari vengono dal Bangladesh a pagare il premio di risultato ai lavoratori ad esempio di Fincantieri. Questo è il meccanismo che va rotto".
Mi è sembrato prima di cogliere una vena di autocritica nei confronti di come i sindacati hanno affrontato i problemi al di fuori delle fabbriche o meglio nei confronti di tutti quei lavoratori che hanno contratti a termine, a progetto, partite iva etc. quelli che oggi sono davvero penalizzati. Tutto questo mondo è oggi al centro dei vostri pensieri?
“Ci abbiamo provato in tanti modi, servono molte risposte diverse e il problema è difficile da aggredire. Su questo nessuno ha una ricetta, perchè è la scacchiera del nuovo mondo, non è più nemmeno il vecchio sindacato. Altre dinamiche sociali, altro tipo di cultura, chi nasceva e cresceva in fabbrica aveva la cultura della fabbrica, chi nasce precario che cultura ha? Fa anche fatica a riconoscersi in una classe sociale, caccairi ha pure ragione, mettendo insieme proletariato e borghesia, tanto per usare termini antichi, ma il problema oggi è determinare chi è il proletariato e chi è la borghesia, qual’è la classe sociale di riferimento? Come si riconoscono le persone nelle dinamiche sociali quotidiane in una classe di appartenenza collettiva? Quastro il problema che secondo me è molto difficile da analizzare. L’unico modo è non stare fermi, chi sta fermo in questo momento è destinato a scomparire, ad esaurirsi come compito storico. Il sindacato invece non può esaurire il rporpio compito storico perchè oggi le ingiustizie e le disuguaglianze sono più di ieri, i diritti sono meno di ieri, quindi nonè finito e anzi deve essere rivitalizzato, a patto di un cambio di mentalità e di risposte nuove, di sperimentare e di prendersi anche la libertà di fare degli errori perchè siamo umani e possiamo sbagliare però bisogna provarci”.
Quindi questa festa Avantipopolo serve a questo? A trovare domande attraverso l’ascolto?
“Questa è la volontà, noi abbiamo l’opportunità di fare assistere percone anche solo a uno o due dibattiti dove discutiamo di territorio, dei bisogni della gente etc. . possiamo avere la speranza di ricoinvolgere queste persone in qualcosa che vada oltre il quotidiano. Se ne vedono troppe a testa bassa, impegnate a pensare a come arrvare a fine mese. Dobbiamo fare in modo che la testa la risollevino, per guardare un pò oltre, per guardare l’orizzonte, altrimenti diventa difficile riconoscersi in un obiettivo comune, ricostruire quel senso di comunità che è venuto meno”.
I problemi nel centrosinistra non mancano di certo, pensi che saranno risolvibili i contrasti attuali?
“Non ho l’ambizione di risolvere io i problemi del centrosinistra, tocca ai partiti risolvere i problemi se ne hanno la capacità. Il compito di un segretario generale è quello di acoltare il suo popolo e di andare da questi signori e dirgli: mentre voi vi scannate per una poltrona, un assessorato, una candidatura etc. c’è gente che sta morendo di fame, magari invece di contuinuare a scannarvi per poltrone e quant’altro potreste un attimo rivolgere uno sguardo ai problemi veri delle persne che poi dovrebbe ro andare a votarvi? Questa è la cosa che può fare la CGIL, ascoltare la gente e cercare di stimolare i politici nel risolvere le problematiche sul tavolo. Per questo ci rivolgiamo ai progressisti e ritengo non –progressista tutto ciò che è stato fatto nel mondo del lavoro da 20anni a questa parte, compresa riforma Fornero o Job’s Act. Oggi si tende a pensare che soggetti come i sindacati e cioè la mediazione sociale siano inutili o superati. Noi questo ruolo ce lo vogliamo riprendere. Quando poi ci saranno le elezioni ognuno dovrà dire quello che farà ma a noi spetta il compito di informare, stimolare i partiti progressisti tramite il confronto. Vorremmo che la politica ci ascoltasse, quello che poi farà il centrosinistra due minuti dopo il dibattito con noi, saranno problemi del centrosinistra e non più miei. Io comunque avrò potuto dire alla politica quello che la mia gente e cioè i lavoratori, si aspettano dalla politica in questo momento storico, questo è l’obiettivo".
Quindi la vostra gente si sente rappresentata dalla politica?
“No”.
Una festa quella di Avantipopolo 2017 che ha un programma fitto e interessante, diverso dalle solite feste politiche.
Ghiglione: “In questa festa saranno rappresentati anche momenti culturali importanti, gioso per contrastare l’idea che con la cultura non si mangia. La cultura, l’arte e tutto ciò che è immateriale può diventare occasione di occupazione e benessere. Tutto ciò ovviamente quando viviamo in un paese dove le risorse dal punto di vista artistico-culturale non mancano di certo. Allo stesso tempo vogliamo, attraverso la cultura, mandare dei messaggi. Bei vari reading che verranno eseguiti durante queste tre giornate ce ne sarà uno anche sull’immigrazione. Un tema fondamentale, importante, sul quale, invece di fare un’iniziativa prettamente politico-sindacale, abbiamo voluto veicolare alcuni messaggi attraverso uno strumento, quello della poesia, che comunque fa riflettere e può portare ad un analisi della situazione che vada in contrasto con quel populismo e con l’ondata di razzismo che sta prendendo campo nel nostro paese. Non solamente dibattiti e modalità classiche ma anche qualcosa di nuovo per cercare di raggiungere tutti”.
Bellegoni: “Ci saranno anche testimonianze di periodi storici particolari, ad esempio gli scioperi del ’43 e gli anni 50 e 60, dove erano diffusi licenziamenti politici perchè non c’era all’epoca lo Statuto dei Lavoratori (arrivato nel 1970) ed era possibile per i datori di lavoro, o padroni come ancora li chiamo io, licenziare un operaio perchè comunista o iscritto alla CGIL. Un tema che riteniamo non di poco conto perchè in questo momento sta tornando di attualità.
Qualche cattivo malizioso potrebbe obiettare che proprio quegli anni hanno visto l’esplosione del boom economico e che forse una delle cause era proprio la deregolamentazione del mercato del lavoro....
“ A quel cattivo risponderei che vorrei anch’io i soldi del Piano Marshall, tutti gli investimenti che la DC in quagli anni fece a titolo di piano indusriale di rilancio del paese. Vorrei ritrovarmi in quella condizione perchè sarebbe più facile fare il sindacalista rispetto ad oggi dove subiamo le conseguenze pesantissime della peggior crisi economica del dopoguerra. In quegli anni si poteva anche avere il coraggio di essere licenziati perchè uscivi dalla fabbrica e trovavi subito un altro lavoro. Oggi chi perde il lavoro è nel dramma vero. Ci sono stati anche suicidi. Ci sono casi, dopo il Job’s Act, di licenziamenti dovuti all’appartenenza di operai alla CGIL. Quindi licenziamenti politici che non si vedevano da decenni. La tendenza, lo dimostrano i voucher ad esempio, è che il lavoro viene sempre più considerato merce invece di un diritto costituzionale. Questo è il messaggio culturale che sta passando in questo momento storico".
Quando Berlusconi provò ad eliminare l’Art.18 scesero in piazza anche i bambini. In Francia accade la stessa cosa sulla Loi Travail proposta da Macron. Come mai il governo di centrosinistra ha avuto la strada spianata per approvare il Job’s Act?
“La sua provocazione coglie il problema. Perchè nel 2003 ci fu una risposta di quel tipo e a distanza di poco più di un decennio la risposta è stata molto più debole? Per un motivo molto banale secondo me: nel 2003 il lavoro era ancora unito ed ha risposto tutto il mondo del lavoro. Oggi il Job’s Act tocca i nuovi assunti e allora quanti di quelli che “pensano” di non subire conseguenze si sono comunque sentiti garantiti e hanno preferito dire “andate avanti voi che a me scappa da ridere”? Tanti poi l’hanno capita dopo."
Appuntamento quindi il 22 – 23 – 24 settembre per la festa Avantipopolo. Al Teatro Civico, all’Urban Center e in Piazza Mentana.
In allegato il programma