Le parole spese da Fabio Cenerini, capogruppo della Lista Toti alla Spezia, nei confronti di una dipendente di un ristornate di Cortina sono gravissime, ma rappresentano purtroppo solo l’ultima tappa della triste involuzione culturale e valoriale della Liguria, assurta ormai a caso nazionale. Dopo i forni per i gay, le belve straniere di Toti, i like su Facebook alle frasi razziste, l’appellativo “mao mao” affibbiato da un assessore ai rifugiati e le lodi alla Slovenia perché priva di “arabi e immigrati”, non possiamo più parlare di episodi isolati, ma di una vera e propria cultura dell’odio nei confronti degli stranieri o delle minoranze.
Ma se le frasi di Cenerini hanno provocato – finalmente - un piccolo sussulto nella maggioranza di centrodestra alla Spezia, producendo alcuni apprezzabili distinguo da parte dei consiglieri fittiani, da Toti sono arrivate soltanto parole di circostanza, condite dalle solite battutine che ormai non fanno più ridere nessuno: un semplice buffetto, come se si trattasse di un peccato veniale. Ancora una volta la Liguria è balzata agli onori delle cronache e finalmente abbiamo chiaro cosa significhi il “laboratorio Toti”. Mi spiace davvero per la mia regione a cui la destra aveva promesso la popolarità mediatica: effettivamente quell’impegno è stato mantenuto, solo che si tratta della più incivile delle notorietà.
Raffaella Paita, capogruppo Pd in Regione Liguria