Un piano a lungo termine; la concretizzazione di un primo passo importante verso l'inversione di questa triste tendenza che vede Lerici come un paese che si spopola di anno in anno, dove l'età media cresce e dove le giovani famiglie rinunciano ad insediarsi. Il punto di partenza è critico e i numeri non sono per niente rassicuranti, ma il problema della residenzialità potrebbe risolvere, di conseguenza, altri aspetti: un paese abitato è vivo; un paese dove la popolazione è giovane e attiva può crescere in termini economici e può diventare attrattivo anche per l'insediamento di nuove attività commerciali ed economiche.
Durante lo scorso consiglio comunale è stato presentato un atto di interesse che ha fatto discutere, passato poi con il voto favorevole della maggioranza dei consiglieri comunali.
Per capire meglio questo documento e per conoscere la proposta con la quale l'amministrazione lericina spera di cambiare il volto dell'intero comune, tentando una vera e propria rivoluzione, abbiamo rivolto alcune domande a Marco Muro, consigliere comunale che ha presentato la proposta.
Puoi fornirci una panoramica della situazione attuale?
La situazione è drammatica, basti pensare che l'anno scorso sono nati solo 41 bambini, il dato più basso mai registrato. Siamo in continuo calo demografico, abbiamo perso circa il 28% di abitanti in poco più di quarant'anni e ad oggi circa il 32% delle abitazioni non è occupato.
Quando ho raccolto i dati e ho iniziato a elaborarli, ero incredulo: siamo passati dai 14.671 abitanti del 1971 ai 10.121 del 2016, di fatto stiamo perdendo mille abitanti ogni dieci anni. Com'è possibile che uno dei comuni più belli d'Italia sia caduto in questo declino demografico? Al di là dei mutamenti storici e sociali, penso che un ruolo importante lo abbiano avuto anche le politiche attuate: sia quelle edilizie dissennate degli anni '60-'80, sia quelle sociali ed economiche, che si sono dimostrate incapaci di creare condizioni favorevoli alla permanenza dei giovani e delle famiglie nel nostro territorio.
Un atto di interesse per rilanciare la residenzialità a Lerici: come?
Con l’Atto approvato il 27 luglio dal Consiglio Comunale, l'Amministrazione ha dichiarato pubblicamente quale sia la strada che vuole percorrere per affrontare la questione residenzialità.
Abbiamo identificato una serie di soluzioni concrete, come la riduzione del 40% delle tariffe dell'asilo e l’introduzione del Fattore Famiglia per favorire l'equità nella spesa per i servizi scolastici. Stiamo prendendo accordi con istituti bancari per agevolare il credito a giovani coppie per l'acquisto o la ristrutturazione della prima casa, mentre, per chi vorrebbe trasferirsi nel nostro Comune, stiamo per pubblicare un bando per conferire contributi quinquennali per l’affitto. Inoltre abbiamo già avviato due importanti discussioni: con gli enti coinvolti per la trasformazione residenziale dell’ex-Istituto alberghiero, e con i sindacati degli inquilini e dei proprietari per un nuovo accordo territoriale volto alla definizione di affitti a canone calmierato.
Altre idee sono allo studio: è un percorso lungo e complesso, ma abbiamo la volontà di portarlo avanti.
Durante lo scorso consiglio comunale, anche se l'opposizione si è detta concorde con voi sui principi e sull'urgenza di risolvere questo problema, ci sono state parecchie critiche soprattutto su un punto, quale?
Francamente il voto dell'opposizione un po' mi ha sorpreso. Ormai stiamo diventando un paese di seconde case con prezzi di mercato molto alti: questo rende veramente difficile per i giovani pensare di comprare qui la loro prima casa o anche solo prenderla in affitto. Di conseguenza vorremmo inserire un vincolo residenziale almeno ventennale: questo vuol dire che una nuova abitazione, nata da un cambio d'uso (per esempio un magazzino che diventi appartamento) o da eventuale nuova costruzione, potrà essere venduta o affittata solo a residenti. L'opposizione si è focalizzata solo sulla dicitura "nuove costruzioni", scambiando forse l'atto di interesse delle politiche residenziali per un piano urbanistico comunale.
Quindi l'opposizione è dell'idea che un atto del genere potrebbe prestare il fianco a nuovi "scempi edilizi"? Perché secondo voi non sarà così?
Come dicevo, il nostro territorio è costellato da scempi edilizi -basta fare un giro in barca per accorgersene - nessuno dei quali prodotto durante l'Amministrazione Paoletti. Il vincolo residenziale va proprio nella direzione opposta: impedire in futuro qualsiasi tipo di speculazione edilizia.
Cosa sperate di ottenere con questo Atto?
Prima di tutto consapevolezza: la cittadinanza deve conoscere la situazione in cui ci troviamo. Ogni tanto leggo polemiche sterili e inutili su giornali e social, mentre di questo argomento, centrale per il futuro del paese, nulla.
Concretamente, poi, vorremmo avviare un circolo virtuoso che ci porti nei prossimi anni ad aumentare il numero di residenti e a invertire il trend negativo in cui ci troviamo. È per questo motivo che abbiamo in progetto politiche che contribuiscano a migliorare la qualità della vita delle famiglie e ad aiutare i giovani a restare, tornare o venire a vivere qui.
Altra novità è una nuova regolamentazione del volontariato, cosa prevede?
L'associazionismo nel nostro Comune ha sempre ricoperto un ruolo di tutto rispetto; io stesso ne faccio orgogliosamente parte. Era giusto regolamentare il contributo che i volontari e le associazioni danno e potranno dare al miglioramento della qualità della vita nel nostro territorio.
A settembre inviteremo le associazioni e i volontari a iscriversi ai rispettivi albi. Da quel momento, il Comune potrà contattare gli iscritti per chiedere un contributo e, viceversa, le stesse associazioni potranno proporre piccoli e grandi interventi e gestirli.
Volontario, cittadinanza attiva e residenzialità sono argomenti collegati?
Certamente. In primo luogo perché le associazioni e i volontari contribuiscono alla cura del bene comune e alla qualità di vita: un paese curato, amato, con un forte tessuto sociale e un ampio panorama di attività per giovani e adulti è un paese in cui si vive bene e in cui si desidera restare. Inoltre, le associazioni sono uno dei luoghi in cui nascono e si alimentano quelle relazioni che danno senso e valore alla vita.
Sono sicuro che un associazionismo forte e gratificato pubblicamente contribuirà in modo positivo alla nuova residenzialità.