"Cambiare tutto, per non cambiare niente. L'adagio gattopardesco pare adattarsi perfettamente al primo atto della giunta Peracchini. Il cambiamento, che il neo sindaco tenta di rappresentare, si riassume goffamente in una mera gestione del potere in casa Toti, manuale Cencelli alla mano. Se dei 9 assessori, tre di questi provengono da staff di assessori e consiglieri regionali attualmente in carica, emergono notevoli criticità su competenze e conflittualità.
Appare inusuale la nomina ad assessore all'Ambiente di un amministratore di un comune limitrofo, come il vicesindaco di Follo, dipendete ACAM, che investirà una delega importante quale la gestione del ciclo dei rifiuti. Ci chiediamo quanto sia opportuno che un dipendente dell'azienda che formalmente si occupa di questo compito assuma le suddette deleghe, in palese conflitto d'interesse. Riteniamo sconcertante che la delega alla Sanità venga affidata, evidentemente sulla base dei pesi elettorali a un rappresentante della Lega Nord (già transfuga del fu UDC, con cui fu candidato alle regionali 2010), mentre avrebbe significato un profondo senso di cambiamento identificare una figura di alto profilo e slegata dalle logiche di potere, che sono causa dello stato in cui versa la sanità. Senza parlare della lottizzazione culturale, con un assessore già nominato dal presidente Toti nel comitato scientifico della Mediateca, in quota e come rappresentante della regione Liguria, il quale oggi si troverà a indirizzare le politiche culturali del Comune.
Desta infine notevole preoccupazione il fatto che la delega alla pianificazione del territorio (un tempo si sarebbe chiamata più chiaramente "urbanistica") resti nelle mani del sindaco, la quale invece meriterebbe un impegno adeguato. Fatichiamo a capire come un sindaco possa dedicare le sue energie, dati i molteplici impegni, nei riguardi di un tema che investe il futuro del nostro territorio. Se questo fosse l'antipasto dello smantellamento di quel poco di buono che è stato fatto in tema di salvaguardia del territorio, che fosse la testa di ponte dell'assalto al PUC, sia chiaro che in consiglio comunale vedremo le barricate. Altrettanto dicasi per quanto riguarda la partecipazione: dopo gli anni disastrosi della giunta Federici il ventato cambiamento avrebbe presupposto che tale delega fosse assunta a tempo pieno da un assessore. Evidentemente Peracchini e i partiti che lo sostengono ritengono la partecipazione uno specchietto per le allodole, tanto decantata in campagna elettorale quanto veloce nel finire nel cassetto del sindaco.
Del tutto inaccettabile poi è l'ingerenza del nuovo sindaco sulle prerogative del consiglio comunale, a riguardo della proposta per la presidenza del consiglio medesimo: uno scavalcamento arrogante e autoritario dell'assemblea. Sarebbe opportuno che Peracchini iniziasse fin da subito a prendere coscienza che il consiglio comunale è sovrano. Se davvero intende cambiare questa città lo faccia a partire dai metodi, invertendo rotta prontamente. In questo senso proponiamo che la presidenza del consiglio comunale non sia moneta di scambio per gli apparentamenti elettorali avvenuti con Giulio Guerri e le sue lista, ma che l’assemblea comunale stessa esprima liberamente una figura di garanzia, scevra da accordicchi di comodo. Se così non fosse, prenderemo atto e con noi la cittadinanza, che se il buongiorno si vede dal mattino, ci troveremo di fronte all'ennesimo "cambiare tutto, per non cambiare nulla".
Spezia Bene Comune