"È ora di smetterla con l’italianissima recriminazione per cui, quando si perde una partita, è sempre colpa di qualun altro: l’arbitro fazioso, il campo bagnato, i riflettori che non illuminano, il pallone che cambia traiettoria. E via ad accampare scuse. Per iniziare una discussione seria, si accettasse, invece, che l’attuale formula del centrosinistra è superata. Era necessario fare un’analisi chiara su come abbiano lavorato le giunte uscenti a Genova e a La Spezia, valutare i limiti dell’azione di governo commisurandole alle politiche nazionali; soprattutto, mettere in campo elementi di rottura e discontinuità reale che dicessero all’elettorato “si volta pagina”, stavolta per davvero. Invece in entrambi i casi si è puntato sull’usato sicuro. Nulla di offensivo nei confronti di chi si è impegnato in questa battaglia: persone certamente di qualità, che però sono state percepite in continuità con un’azione di governo divenuta ai più intollerabile. Le idee messe in campo erano francamente deboli, inadeguate ai disagi e ai bisogni dei cittadini.
A Genova non c’è stata alcuna proposta di riforma della macchina comunale, cosa di cui invece si sentiva un gran bisogno; si è persa l’idea che nella città più vecchia d’Europa i servizi alla persona debbano essere accessibili e capillarmente distribuiti. E non è stato affrontato il fatto, spaventoso, che in pochi anni è quintuplicato il numero dei giovani under 34 che hanno lasciato la città.
Anche alla Spezia non c’è stato un segno di discontinuità con la giunta precedente, contraddistinta da uno scontro interno tra poteri e una contrapposizione pesante con la città stessa, aprendo un baratro fra i rituali dell’amministrazione e le legittime istanze del cittadino. Caso eclatante è la sistemazione di Piazza Verdi: un progetto in cui protagonista è stato l’arrogante decisionismo della maggioranza, a scapito di una pubblica opinione che invece doveva essere ascoltata di più. Altri esempi: l’epurazione di parti consistenti della giunta per mere esigenze delle correnti di partito, o il duello reiterato fra Sindaco e Autorità Portuale, in totale dispregio di un indirizzo sinergico.
Ora è davvero necessario far fronte comune, riunire le forze di sinistra alternative al PD; perché, mentre noi stiamo qui a discutere, il governo nazionale non trova soldi per le politiche sociali ma nel frattempo impegna miliardi per foraggiare le banche, discute per limitare il diritto di sciopero e si ostina a difendere provvedimenti indifendibili, come la Buona Scuola, la Delrio e il Jobs Act, tra i peggiori degli ultimi trent’anni. In linea con l’assemblea del Brancaccio, ci impegneremo su tutto il territorio ligure per far convergere liste civiche e comitati territoriali su un progetto di opposizione al governo e di proposta rappresentativa dei tessuti sociali di riferimento.
Smettere di parlare di massimi sistemi e affrontare le questioni del quotidiano, avanzando ricette e soluzioni. Fino ad oggi, come forze di sinistra, ci siamo impegnati fin troppo a guardare a noi stessi: chiusa questa vicenda, la sfida da raccogliere è guardare all’interesse del Paese, mettere da parte differenze, distinguo e patenti di purezza per tornare a parlare con chi ha bisogno. Risolvere problemi: questo è ciò che la politica deve fare".
Gianni Pastorino e Francesco Battistini