“ I pazienti e i loro famigliari hanno sempre più bisogno di un punto di riferimento sicuro e riconoscibile sul territorio al quale rivolgersi per terapie parentali, medicazioni semplici e complesse, ottenere informazioni sulla gestione della malattia – ha sottolineato l’infermiera – Queste prestazioni non devono limitarsi a contatti occasionali, ma devono essere in grado di prendersi in carico le persone, garantendo loro continuità di prestazione e soprattutto di relazione. “
La Paganelli ha quindi auspicato un sistema ben organizzato che veda l’ambulatorio infermieristico e i suoi professionisti al centro della vita di quartiere e a fianco del tradizionale modello ADI con modelli di servizio che integrino l’assistenza, ricorrendo anche ad eventuali sessioni di teleassistenza infermieristica.
Quindi l’appello finale: “ l’ambulatorio infermieristico di quartiere è oggi una realtà possibile che necessita di risorse, organizzazione tecnologica e team professionale. Per la realizzazione di questo obiettivo il coinvolgimento dell’Amministrazione, dell’ Asl e della Regione sarà necessario per reperire fondi da destinare agli ambulatori e per la stipula di convezioni tra studi infermieristici ed il Servizio sanitario nazionale. Tutto questo – ha concluso la Paganelli – può offrire posti di lavoro e un servizio innovativo che focalizzi la propria attenzione sulle esigenze degli anziani e sulle cronicità. “