Caro Pierluigi,
ci conosciamo da più di un decennio. Insieme abbiamo affrontato (e risolto) diversi problemi e insieme abbiamo seguito, ognuno per la sua parte e il suo ruolo, la crescita dell’impresa che ho fatto nascere qui a Spezia e che oggi dà lavoro (un lavoro regolare) a più di 700 persone.
Insieme, pur da sponde diverse, abbiamo lottato per un lavoro dignitoso e non precario: io nel mio ruolo di imprenditore di quella che è oggi la più grande impresa privata della nostra provincia in termini di occupazione, tu in quello di segretario provinciale di una grande sigla sindacale.
Ho sempre apprezzato il tuo impegno sindacale e la tua scelta (comune) di credente. Quando hai deciso di rispondere alla chiamata (non quella vocazionale ma quella presidenziale) e di candidarti come Sindaco del centro destra, ho pensato che qualcosa non mi tornava: come può un sindacalista e un cattolico condividere non dico le idee politiche e gli obiettivi di una politica di centro destra (non mi permetterei mai) ma, nello specifico di questa alleanza, i valori anche etici e non solo politici che una formazione come la Lega incarna?
Ti avevo già scritto in questo senso privatamente e tu mi avevi risposto con intelligenza che anche da quella parte ci sono valori importanti e che a guardare bene non è che dall’altra parte si possa essere abilitati a “scagliare la prima pietra” perché senza peccato. Ho accettato la tua posizione anche se dentro di me sentivo che non mi avevi convinto.
Poi la sparata spezzina del segretario della Lega Salvini, un partito che ti appoggia ufficialmente; posso capire che in un comizio (soprattutto se… a bordo del Savonarola!) non si badi a sottigliezze e si usino espressioni più che colorite e si parli con slogan piuttosto che con argomentazioni. Ci sta. Non mi piace, ma ci sta.
Ma quello che proprio non mi è piaciuto, te lo dico con sincerità, è stato il suo decidere a nome tuo e darti le “istruzioni per l’uso” che un buon sindaco filo-leghista deve avere e mettere in pratica: “se il Prefetto chiamerà il nostro sindaco” – Salvini dixit – “per sistemare un centinaio di immigrati, il sindaco (parlava di te e per te) metterà giù il telefono, perché penserà prima a cento spezzini in difficoltà”. Già, il Matteo da Giussano in versione marinaretto ti ha anche detto come pensare e non solo cosa fare.
No, caro Pierluigi, questo è davvero inaccettabile. Tu, da credente, non puoi dimenticare che l’accoglienza (non il buonismo!) è una virtù evangelica, oltre che essere un dovere civile. Tu, da democratico, non puoi pensare che uno dei drammi più grandi della nostra epoca possa risolversi con una battuta o, peggio, con un muro. I muri si devono abbattere e non costruire. Accogliere gli altri, oltre un dovere cristiano, è un’esigenza sociale. Nessuno sottovaluta il problema dell’immigrazione e della sicurezza ma proprio perché il problema è drammatico non possiamo banalizzarlo così.
Dammi (e dacci) tu una risposta credibile e degna della tua storia personale a questo problema. Dimmi (e dicci) cosa faresti se sarai il sindaco della nostra comunità davanti alla piaga dei clandestini erranti. Davvero butteresti giù il telefono come ti “ordina” il segretario di uno dei partiti della coalizione che rappresenti? Davvero pensi che basterebbe una “non risposta”, magari girando la testa da un’altra parte? Come riesci a coniugare i tuoi principi di democratico, di cattolico, di persona che ha fatto del servizio ai lavoratori un suo impegno, con il girarsi dall’altra parte, con il “buttare giù” una telefonata (e non parlo della correttezza e del galateo istituzionale che comunque esistono), con il rifiutare l’accoglienza a chi ha bisogno o anche semplicemente a chi bussa alla porta?
Proprio per la nostra amicizia, mi piacerebbe ascoltare (senti che bello questo verbo?) il tuo pensiero.