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Orlando dalla Spezia verso la segreteria PD: “Farò davvero la rottamazione” In evidenza

di Gabriele Cocchi – In una sala Dante gremita di circa 400 persone, Orlando ha incontrato i suoi sostenitori: "Non vi chiedo un voto per me, ma per il Partito Democratico".

Dopo l'incontro di due giorni fa a Genova, Andrea Orlando cala nella sua Spezia per presentare la propria candidatura alla segreteria PD e trova l'accoglienza dei suoi storici simpatizzanti: in mezzo agli applausi un'atmosfera colloquiale tra addetti ai lavori, da vecchia festa dell'Unità.
Presenti in platea tra gli altri l'assessore al turismo Luca Erba, la segretaria provinciale del PD Federica Pecunia e, in mezzo alla folla, anche l'oncologo Franco Vaira, il cui nome era stato proposto recentemente dalla corrente dell'eurodeputato Brando Benifei come il classico ballon d'essai in vista delle vicine amministrative, ma che oggi sembra essere già tramontato.

"POSSIAMO VINCERE". MA I NUMERI REMANO CONTRO
La classica candidatura di bandiera, quella del ministro della Giustizia? Con la prospettiva magari di una sconfitta onorevole condita da un generoso premio di partecipazione, giusto per accrescere il peso della sua corrente?
Orlando giura il contrario: "Hanno scritto che dietro la mia candidatura c'è Giorgio Napolitano, di cui mi vanto di essere amico. Prima ancora dicevano che mi sono messo d'accordo con Renzi per fare un po' di scena. Vorrei che queste persone vedessero questa sala, perché dietro di me ci siete solo voi".
Tuttavia, se i sondaggi hanno ancora un significato, i numeri ad oggi non sembrano sorridere al Guardasigilli spezzino: secondo un rilevamento dell'Huffington Post, Renzi è destinato a vincere a mani basse il congresso con il 61%, seguito da Emiliano col 21 e, in terza posizione, da Orlando al 18. Che nonostante tutto è convinto dell'esistenza di un margine di riuscita: "Sapete che sono una persona cauta – ha detto ieri sera, un filo emozionato – che cerca di non mettersi a rischio inutilmente. Se ho deciso di candidarmi è perché penso che sia un momento difficile che necessita di scelte radicali. Gran parte dei deputati, dei membri di governo e dei governatori sosterrà la mozione di Matteo Renzi. Ma io non sono una persona avventata: se vi dico di fare questa battaglia vuol dire che la possiamo vincere. E sapete perché la possiamo vincere? Perché abbiamo ragione".

DALLA FGCI SPEZZINA ALLA CANDIDATURA PER LA GUIDA DEL PD
Classe '69, già segretario della Fgci spezzina a soli vent'anni, ministro prima dell'Ambiente e ora della Giustizia, Orlando i cambi di stagione del Partito Democratico li ha attraversati con disinvolta agilità: dapprima vicino a Sposetti, Macaluso, Napolitano, Fassino, poi portavoce sia di Franceschini che di Veltroni, quindi contiguo a Letta (Enrico), infine approdato in una delle tante aree del PD, quella dei Giovani Turchi, in compagnia, tra gli altri, di Stefano Fassina e Matteo Orfini.
Oggi, dopo il pasticciaccio brutto del referendum costituzionale del 4 dicembre scorso e il caos non troppo calmo delle ultime settimane in Largo del Nazareno, è arrivata la candidatura alla segreteria nazionale del PD - oltre a quelle di Renzi, Michele Emiliano e a onor del vero anche di Carlotta Salerno, segretario cittadino a Torino dei Moderati di Giacomo Portas, alleati del PD. "Un po' come se Ringo Starr facesse il leader dei Beatles", ha buttato lì perfidamente qualche dirigente del partito.

"NESSUNA SOCIETÀ DI CONSULENZA, DIETRO DI ME CI SIETE SOLO VOI"

A proposito della batosta referendaria, secondo Orlando (che sosteneva il Sì) "all'indomani della sconfitta del referendum non si è aperta nessuna vera discussione. Il risultato – ha aggiunto ieri sera – non ci ha detto soltanto che le riforme sono state bocciate. Ci ha anche dato una radiografia sociale dell'Italia: spostandosi verso le periferie i No aumentavano. È stato il segnale di un malessere. Invece noi siamo subito andati verso la rilegittimazione del leader".
"Non ho comitati o società di consulenza d'immagine alle spalle – ha ammesso Orlando – Dietro di me ci siete solo voi. Mi hanno dato una forte spinta a candidarmi gli amici della mia tradizione politica. Ho incominciato a pensarci all'ultima direzione, perché mi sembrava che quella discussione si svolgesse in una realtà parallela, isolata dal mondo vero, là fuori".
Poi un intento che richiama alla mente Gaber: "Sorveglierò il populista che è in me, e spero che lo facciano anche gli altri candidati: non userò mai contro i miei avversari le parole che userebbe un populista. Se diventiamo simili a loro, la gente al posto della copia sceglierà l'originale".
Quanto al viaggio di Renzi in California ("Una fuga più che un viaggio", lo ha definito il fuoriuscito Roberto Speranza), per Orlando "in politica anche i viaggi sono messaggi. Di fatto il congresso è iniziato con il segretario uscente del Partito Democratico che è andato in California. E su questo non voglio fare ironie: dico solo che forse per capire il populismo più che in California sarebbe meglio andare in Michigan, dove gli operai hanno votato Trump".

ROTTAMAZIONE, EPISODIO SECONDO
Orlando non è tenero nemmeno nei confronti di quel pezzo di minoranza che ha preferito abbandonare il PD e che per lui ha spesso condotto "una pregiudiziale opposizione interna": "Per me ha sempre torto chi se ne va – ha spiegato ieri sera in Sala Dante – Un pezzo di PD se n'è andato perché il nostro è diventato un partito a compartimenti stagni, in cui è più importante confliggere all'interno che competere all'esterno con il tuo diretto avversario".
Un partito, secondo lo spezzino trapiantato a Roma, che ora corre il serio rischio di collassare definitivamente: "La casa del PD comincia a scricchiolare: se crollasse sarebbe un disastro per la democrazia italiana".
Poi una postilla agli osservatori esterni: "Io non voglio fare l'esponente della sinistra che si candida a guidare il PD. Io voglio fare il PD. Mi candido perché voglio fare la rottamazione che non c'è stata, ad esempio al Sud, dove chi prima era il rottame oggi è diventato il rottamatore. Cercheremo di costruire per davvero una nuova classe dirigente".

IL VASO È ROTTO, I COCCI SI POSSONO RIUNIRE?
L'Orlando più che furioso è lucido osservatore. E la sua candidatura ha già sparigliato le carte anche nel campo del PD spezzino, che se possibile versa in uno stato ancora più confusionario di quello nazionale a pochi mesi dalle elezioni amministrative e dal rinnovo dell'amministrazione, a cui Orlando ieri sera non ha fatto nessun cenno, nemmeno di sfuggita. Il tour in giro per la Penisola è di fatto già partito dalla sua Liguria, ma i tempi del camper di Matteo Renzi sembrano lontani anni luce, sia nella forma che nella sostanza: "Andrò in giro per l'Italia come questa sera – ha precisato Orlando – ma prima di dire cosa penso andrò ad ascoltare i problemi della gente. Bisogna tornare ad ascoltare e ad ascoltarci. E penso che il partito abbia bisogno di una persona che gli dedichi molto tempo, dato lo stato in cui è. Non a caso anche a Spezia le riunioni finiscono sempre con uno che dice "ti aspetto fea". Scusatemi l'immodestia, ma penso di avere una capacità: quella di unire. Questo Paese e questo partito hanno bisogno di unità: basta con i gufi, i rosiconi, con tutti i capri espiatori come i rom e gli extracomunitari!".
Infine un appello per tenere insieme i pezzi lacerati di un partito che più che disorientato è smarrito: "Non vi chiedo un voto per me, ma per il Partito Democratico".

(S)TOCCATA E FUGA
Chissà se basterà a mettere da parte le punture di spillo e i tanti commenti al curaro sulla sua candidatura, come quello di Raffaella Paita qualche giorno fa: "Abbiamo letto che il ministro della Giustizia scende in campo per rappresentare un punto di vista diverso all'interno del Partito Democratico; bene, sarà l'occasione per spiegare a tutti in cosa consista questa diversità, visto che negli ultimi anni ha sempre votato con Renzi stando nel suo governo, senza mai distinguersi". E' il congresso, bellezza.

 

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