Pulizia dalla vegetazione, degli alvei, magari da sabbia e ghiaia da rivendersi a compensazione dei lavori: le solite non soluzioni, che in emergenza o no, i nostri Comuni presentano seguendo una linea di condotta sbagliata e obsoleta, sia dal punto di vista idraulico che idrogeologico, seguendo la via più vecchia ma per loro più comoda, visto che sperano sempre nel costo zero economico, senza tenere mai da conto degli altri costi sul territorio, che una simile condotta procura nel breve, medio e lungo periodo.
I Comuni la fanno facile, basta fare come si è sempre fatto, ma nessuno di loro presenta studi e progetti obiettivi al riguardo (ma neanche non obiettivi...); c'è sempre il leit motiv della vegetazione che tappa i corsi d'acqua, o dei cumuli di ghiaia, senza pensare che la vegetazione ha un effetto positivo nel contenere le piene, a parte punti con restrizioni e ostruzioni conclamate e puntuali, come nel Calcandola al centro di Sarzana ahinoi.
Poi nel caso del fiume Magra esiste ancora un'Autorità di bacino che ha emanato delle Norme e anche delle buone pratiche che nessuno si fila (Allegato 3 del PAI: INDICAZIONI PER LA PROGETTAZIONE AMBIENTALE DEI LAVORI FLUVIALI ) visto che per i Comuni pare non esistano, ed esiste anche il Parco che in queste decisioni dovrebbe essere sovraordinato ai Comuni, e quindi chiediamo chiarezza in merito alla Regione! Infatti viste le competenze dei Parchi è necessario aumentare i loro poteri sia in termini di difesa idrogeologica che di protezione civile.
Non è possibile che i Parchi (non solo il Magra, perché quasi tutti hanno torrenti e aree umide, magari più piccole e quindi ancor più delicate...) debbano subire l'attivismo di Sindaci che, o per tacitare elettori malinformati o, ancor peggio, per far sfruttare ghiaia e sabbia a pagamento delle opere svolte da privati e forse anche per altro, vogliano utilizzare la sciagurata norma della compensazione economica dei lavori con vendita del materiale inerte, sciaguratamente deliberata dalla vecchia Amministrazione Regionale, e ancor più sciaguratamente non cassata dal Governo, nonostante la nostra richiesta in merito.
Bisogna trovare il modo che i Parchi, motivatamente, abbiano la facoltà di porre una sorta di veto sui progetti non conformi presentati dai Comuni e la possibilità di suggerire interventi diversi e senza escavazioni e compensazioni economiche, ma anzi con mitigazioni e compensazioni ambientali vere e serie come quelle previste dai SIC e quasi mai seriamente applicate oggi anche dopo le prescrizioni dei Parchi: basti pensare a ciò che fece la Provincia di Spezia per costruire l'argine di Cafaggio ad Ameglia, quando distrusse un biotopo segnalato dal Parco in pieno SIC, e poi lasciò tutto in degrado senza ripristinare.
Insomma la natura sovraordinata dei parchi va fatta rispettare, perché è vero che il rischio idraulico e idrogeologico delle persone è sovraordinato alla tutela naturalistica, ma i Parchi sono comunque sovraordinati ai Comuni! Perciò chiediamo alla Regione che promuova approcci differenti ed ecosostenibili, perché se al momento non ha assecondato le pressioni dei Comuni, nemmeno di quelli politicamente armonici all'Amministrazione Regionale, non ha però nemmeno dato segnali né di tornare indietro rispetto alla Legge varata dall'Amministrazione Burlando né di buona volontà nei confronti dei Parchi.