Usman si è suicidato alla Spezia nei giorni scorsi presso il Centro Immigrati di via Filzi di Pegazzano.
Dopo aver attraversato l'Africa e Italia, era stato "smistato" nella nostra città. Aveva fatto richiesta di asilo politico, ma dopo tanta attesa, è arrivato il diniego inderogabile.
Inutile ribadire che le misure prese dal Governo in materia di immigrazione risultano a dir poco inadeguate alla risoluzione delle problematiche di inserimento e di accoglienza. I profughi giunti l'anno scorso in Italia che hanno fatto domanda di protezione internazionale e che sono stati accolti all'interno del piano della cosiddetta "emergenza Nord Africa" sono poco più di ventimila.
Anche nel territorio spezzino nell'ultimo anno e mezzo si è provveduto a sistemare migranti arrivati in Italia dopo la caduta del regime di Gheddafi presso strutture dislocate su tutto il territorio nazionale. Lo stato ha erogato denaro alle strutture ospitanti, ma senza preoccuparsi di garantire progetti di formazione e inserimento lavorativo. Queste persone si sono viste solo addolcita la pillola, per poi ricevere il diniego alla loro richiesta di godere dello status di rifugiati. Oppure c'è chi, da ormai due anni ottiene il rinnovo del permesso di sei mesi per motivi umanitari: anche queste persone, senza assistenza di tipo formativo e lavorativo, hanno sì un posto dove stare, ma sono lasciate a se stesse. Mentre i sans papier da anni in Italia cercano in tutti i modi di trovare un datore di lavoro disposto ad aiutarli per ottenere l'irraggiungibile permesso attraverso la Sanatoria truffa bis 2012.
La strada sarebbe ben altra da percorrere. Anche noi, cittadini italiani, dovremo seguire dei percorsi formativi di educazione all'intercultura.
Forse allora, verrebbe anche impedito di affiggere quei manifesti vergognosi "meno clandestini più lavoro ai giovani".
Rifondazione Comunista, federazione provinciale La Spezia