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Ferrari (PD): “Basta con interventi su Social e giornali, riprendiamo vocazione plurale e maggioritaria” In evidenza

"Serve una riflessione che parta da noi stessi. Il Partito Democratico è uscito sicuramente ridimensionato dalle scorse elezioni regionali e
locali. Serve oggi valutare attentamente quali siano le vere responsabilità di un così ampio astensionismo e del perché i cittadini aumentano il consenso ai partiti delle Ruspe e quelli del Vaffaday e perdano elettori quei partiti che cercano di presentare un programma di governo serio, credibile e attuabile".

 

Questa la riflessione di Mattia Ferrari, responsabile organizzato del Partito Democratico di Santo Stefano Magra.

"Un riflessione - prosegue - che non deve partire da Roma ma dal basso, da coloro che in questo partito ricoprono ruoli di rappresentanza all'interno delle assemblee territoriali, provinciali e locali, che svolgo attività di volontariato alle Feste e più in generale da parte di tutti coloro che si sentono parte del PD. Meglio smettere di continuare a pubblicare su giornali e Social valutazioni che a poco servono se non a rinnovare e ampliare quel sentimento di distacco che oggi manifesta quasi 1 cittadino su 2 disegnando il Nostro partito, il Partito Democratico, non come un vero partito ma come accozzaglia di differenti pensieri, troppo spesso dimenticandoci che se apperteniamo tutti allo stesso partito sono sicuramente più le cose che ci uniscono rispetto a quelle che ci dividono. Basta con le singole voci è ora che parli il Partito Democratico!

Serve partire dal PD da quel "NOI" che ci contraddistinse alla fondazione di un moderno partito plurale e maggioritario capace di fare sintesi tra le le necessarie discussioni interne e capace di presentare una proposta politica unica, unitaria, seria e riformista. Un Partito Democratico che si candidava a assere l'unica speranza per coloro che vedevano nel Centrosinistra Italiano una accozzaglia litigiosa colpevole di aver lasciato questo paese in mano a Silvio Berlusconi per un Ventennio.

Un Partito Democratico che vede nelle primarie l'unico e il più democratico modo di scegliere i propri rappresentanti. Le primarie sono e rimangono l'unica scelta possibile per la selezione dei candidati. Ancora oggi però manca la capacità e la volontà politica di accettare questo sistema. Serve che chi si confronta in una campagna elettorale per la scelta del candidato del centro sinistra abbia il coraggio di ammettere la sconfitta e lavorare nell'interesse del Partito al quale appartiene.

Sono stati troppi, soprattuto nell'ultimo anno, gli esempi di questa mancanza di responsabilità politica, troppe volte dopo aver partecipato alla partita si è scappati tentando di portare via il pallone a seguito di risultato diverso da quello previsto al calcio di inizio. Oggi è necessario accettare e rispettare le primarie in quanto sono, e rimangono, uno strumento potentissimo ma per loro natura hanno un solo primo e molti secondi. Penso che la stanchezza dell'elettorato di questo paese derivi proprio dalla mancanza di coesione e unità che il nostro partito stà giornalmente trasmettendo ai cittadini, mancanza di coesione che parte dai territori e arriva fino alla politica Nazionale. Non ha più senso continuare a sfruttare ogni possibile occasione per mettersi in luce e ancora più inutile è evocare favoritismi e amicizie. Serve che tutti, pancia a terra, lavorino per il Partito Democratico e non per questa o quell'altra corrente o per questo o quell'altro interesse. Basta evocare chissà quali manovre legate a favoritismi e amicizie pensando che il PD abbia perso voti solo per le scelte politiche intraprese in questi anni, le nostre linee politiche sono le stesse di quando si è votato alle Europee, il JobsAct, la riforma della Scuola così come gli 80 euro in busta paga c'erano tanto allora quanto ci sono oggi. 

La prima causa della sconfitta stà proprio nelle continue lotte intestine, nelle continue voci dissonanti e nel non saper ancora oggi accettare quelle che sono le regole della politica, scritte e non, che devono essere alla base del nostro Partito. Basta ergersi a paladini dei cittadini usando questa come scusa per dimissioni date per una scelta puramente personale e consapevole del clima in cui si stava vivendo, sarebbe utile ricevere proposte e spunti o anche solo semplici segnalazioni da parte di chi è cosi interessata all'interesse della cittadinanza. Con rammarico rilevo che nulla di tutto ciò è mai arrivato in nessuna delle molteplici occasioni possibili. Se vogliamo che il Partito Democratico riesca a rappresentare la maggioranza dei cittadini italiani e, nel nostro piccolo, Santostefanesi forse è ora, a partire dai territori, come quello di Santo Stefano, di evitare uscite divisive e lavorare tutti per ricucire quegli strappi che, inutile negarlo, si sono manifestati a seguito delle innumerevoli occasioni di scontro congressuale vissute da questo territorio.

Serve oggi più che mai, lavorare per ritrovare quell'unità politica che oggi sembra persa; con questo non voglio che sia l'ipocrisia a reggere questo partito! Non si può pensare di azzerare divisioni e divergenze, che esistono all'interno di un partito che si candida a rappresentare i cittadini di un territorio, deve però essere il vero interesse e sforzo di tutti quello di tornare a identificare quali sono i luoghi deputati alla discussione e alle divergenze, quali quelli dove la sintesi diventa necessaria e smetterla invece di distinguersi per rappresentare solo se stessi o pochi altri in più".

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