"Nel dibattito in corso sulla cosiddetta riforma del mercato del lavoro si vuol far credere che l'uscita dalla profonda crisi dell'economia sia possibile affrontando un conflitto generazionale, e riducendo le tutele dei lavoratori, favorendone la precarietà e sostituendo il loro reintegro per i licenziamenti con indennizzi più o meno definibili "a garanzie crescenti "sempre, comunque in termini monetari".
A parlare è il segretario territoriale della Uil Marco Furletti, che prosegue: "Invece la medicina che serve per la cura è ben altra. Occupazione in continua decrescita,disoccupazione giovanile in aumento, cala la domanda dei beni,latitano gli investimenti (anche e soprattutto in settori e aziende dove non c'è l'articolo 18). E allora?
Crescita e sviluppo non si realizzeranno mai fintanto che non aumenterà la domanda dei beni, se la fiscalità rimarrà agli attuali livelli sarà impensabile far ripartire la domanda aggregata ed intercettare investimenti (soprattutto esteri). Le lentezze burocratiche, i lacci e lacciuoli del credito bancario, il costo dell'energia, la carenza di un organico piano nazionale dei trasporti, continuano a rappresentare un ostacolo alla competitività del nostro Paese, e costituiscono diseconomie produttive. La diffusa corruzione nell'amministrazione pubblica, l'evasione fiscale da terzo mondo sono altrettanti fenomeni negativi che limitano la possibilità di crescita e sviluppo.
Come è possibile chiedere agli investitori stranieri di rivolgersi al nostro Paese se non offriamo loro coerenti e credibili piani industriali ed infrastrutture adeguate ? In tutto questo scenario è proprio prioritario ed urgente rendere più liberi e facili i licenziamenti ? Non è questa, a mio avviso, la strada giusta. Sono convinto che per uscire dal tunnel occorra uno sforzo comune e responsabile che si giovi del contributo di tutte le forze che esprime il Paese, forze che rispecchiano interessi, aspirazioni, bisogni e prospettive dell'intero corpo sociale. Il Sindacato è pronto a fare la propria parte, non per prevaricare, ma per portare a sintesi le ragioni di tutti. L'azienda,l'ambiente,il lavoro, la cultura, la sicurezza, la salute....nessuno può voler dire "è cosa mia". C'è un 'etica in tutto questo? Può darsi : e vorremmo che fosse condivisa".