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Carceri, Benifei replica a Bonanini: "Dimentica i danni fatti da Berlusconi" In evidenza

Brando Benifei, spezzino, candidato Pd alle europee, replica al Candidato di Forza Italia Franco Bonanini sulla questione carceri.

"La dichiarazione di Franco Bonanini - così Benifei - pur denunciando la grave emergenza carceri a livello europeo e in particolare italiano, dimentica di sottolineare le responsabilità che hanno avuto Forza Italia e i governi Berlusconi nella genesi di questa vergogna nazionale. L' approvazione di leggi quali la Bossi-Fini e la Fini-Giovanardi, ora fortunatamente abolite, ha portato ad un aumento esponenziale dei detenuti, generando un sovraffollamento delle carceri definito dalla CEDU: "carattere strutturale e sistemico". Le cifre parlano chiaro: il Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia, ha reso noto che al 30 settembre 2013 il numero di persone detenute era pari a 64.758, mentre la "capienza regolamentare" risultava pari a 47.615. La sentenza pilota "Torreggiani e altri c. Italia" pronunciata dalla Corte Europea dei diritti dell'Uomo l'8 gennaio 2013 ha, da ultimo, imposto all'Italia di riparare urgentemente alla violazione sistemica degli standard minimi di vivibilità. La via da seguire è quella tracciata dal Governo Renzi e del Ministro della Giustizia Andrea Orlando, che con la legge 10/2014 di conversione del decreto 146/ 2013, sta andando nella giusta direzione aderendo alla raccomandazione del Consiglio d'Europa di "ricorrere il più possibile alle misure alternative alla detenzione". Si tratta di un pacchetto che, con il ricorso alle pene alternative, all'uso del braccialetto elettronico, alle nuove norme in materia di spaccio (bocciatura legge Fini-Giovanardi), alle misure relative allo sconto di pena-liberazione anticipata e alla maggior facilità di espellere gli stranieri colpevoli di reati entro i due anni di pena, propone misure concrete a fronte delle trovate elettorali del centrodestra. L'istituzione del Garante dei detenuti, che avrà sede nel ministero della Giustizia, composto da tre membri in carica per 5 anni prorogabili, è un ulteriore passo per il raggiungimento di quegli standard che l'Unione ci chiede e un'inversione di rotta rispetto ai danni provocati dalla destra".

 

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