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Rifondazione: "Sindacati si mobilitino per drammatica situazione lavorativa spezzina"

La Federazione Provinciale della Spezia di Rifondazione Comunista aderisce con convinzione alla Mobilitazione Sindacale Europea del 14 novembre, data nella quale a Roma, Bucarest, Praga, Stoccolma, Madrid, Lisbona, Atene e in tante altre città europee, scenderanno in piazza milioni di lavoratori e le lavoratrici per dire che le politiche di austerità non funzionano e che è necessario un radicale e profondo cambio di rotta per ridare impulso al lavoro e per ristabilire la giustizia sociale e la solidarietà di classe.

"E' vergognoso che a pagare i costi della crisi e le conseguenze delle politiche di austerità siano solamente i lavoratori e le lavoratrici - commenta il segretario provinciale Massimo Lombardi -, "mentre il mondo della finanza e gli speculatori continuano a prosperare - se è vero, come è vero - che in Europa 25 milioni di persone non hanno un'occupazione e che, in alcuni paesi, il tasso di disoccupazione giovanile supera il 50%. Occorre ricostruire una solidarietà tra i cittadini europei affinché le rivendicazioni siano sempre più forti, come la lotta allo smantellamento dello stato sociale, alla flessibilità del mercato del lavoro, alla privatizzazione dei servizi pubblici, alla pressione sul ribasso dei salari, alla diminuzione delle pensioni. Questa mobilitazione deve, però, radicarsi sui territori: Rifondazione Comunista ritiene, infatti sconcertante e drammatica la situazione occupazionale a livello della provincia della Spezia, dove negli ultimi anni - ma soprattutto nei mesi recenti - si è verificata una impennata clamorosa di licenziamenti ed un proliferare smisurato di assunzioni "in nero" o con modalità contrattuali talmente "atipiche" da sconfinare nell'illiceità palese. Ciò è avvenuto in un silenzio assordante di tutte le forze sociali e politiche spezzine e nell'assenza di una forte mobilitazione sindacale che - laddove posta in essere - ha avuto connotati di scarsa rilevanza e marginalità, non andando ad incidere nei gangli di un sistema economico produttivo moribondo, per precisa responsabilità di una classe politica padronale che ha spremuto la classe dei lavoratori nel periodo di "vacche grasse" e che ora licenzia, demansiona, costringe al lavoro irregolare, per assicurarsi "il proprio bottino" e la propria rendita di posizione. C'è bisogno di uno sforzo di mobilitazione straordinaria delle lavoratrici e dei lavoratori in prima persona che non si affidino ad una delega sindacale in bianco, ma sappiano stimolare i rappresentanti sindacali, a partire da quelli di categoria, in una lotta vera, posta in esser con modalità straordinarie ed efficaci, poiché il momento do crisi e stagnazione economica è tale da richiederlo. Vanno abbandonate logiche di concertazione e negoziazione al ribasso, politiche difensive che hanno creato negli anni un crescente distacco dei lavoratori anche dal sindacato stesso al quale sono iscritti; ci vuole un coraggio straordinario, attualizzare quello proprio delle lotte sindacali del passato e declinarlo negli anni duemila, ma con quella passione e determinazione caratterizzante che ora pare esser ridotta al minimo storico. Il nostro appello è rivolto alle forze sindacali spezzine tutte, in primis la Cgil, i Cobas, la Cub ed ogni forma di sindacalismo di base, per organizzare una mobilitazione permanente di tutte le lavoratrici ed i lavoratori della nostra città, ma anche e soprattutto dei disoccupati, dei precari, dei pensionati, giungendo anche agli artigiani, ai piccoli commercianti ed al "popolo delle partite iva", al fine di unire le lotte e non creare quegli steccati tra vertenze, produttivi di sterili divisioni che depotenziano le mobilitazioni. Riteniamo necessario costruire dapprima una piattaforma di rivendicazione generale, a livello spezzino, dar vita a momenti di confronto in ogni luogo di lavoro, momenti assembleari partecipati, traguardando una grossa manifestazione a livello provinciale che abbia la forza di porre il tema del lavoro al centro dell'agenda della città e della provincia, elevandolo da quel ruolo di mera marginalità e sacca di ricatto in cui oggi è relegato".

 

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