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Nel trentennale dello scioglimento, il professor Formigoni ripercorre la storia della DC

Incontro organizzato dall'Associazione culturale I Popolari della Spezia e della Lunigiana.

Il prossimo 18 gennaio ricorrerà il trentennale dello scioglimento della Democrazia Cristiana, sancito dal Consiglio Nazionale del partito proprio il 18 gennaio 1994.
E il primo febbraio, ospite della neocostituita Associazione culturale 'I Popolari della Spezia e della Lunigiana', il prof. Guido Formigoni, coautore di una 'Storia della Democrazia Cristiana' fresca di stampa e massimo studioso della storia del Cattolicesimo democratico in Italia sarà alla Spezia. L'incontro si terrà alle 17.30 in una sede che sarà comunicata quanto prima.

Il professore ripercorrerà la cinquantennale vicenda del partito che più di ogni altro ha contribuito alla ricostruzione postbellica, alla modernizzazione del Paese e alla sua scelta europeista per poi perdere la propria centralità soltanto dopo la caduta del Muro, con l'avvento del bipolarismo compiuto e a causa degli errori di alcuni dei suoi uomini, ma senza che chi vi si riconobbe abbia mai dovuto rimuovere con imbarazzo dal proprio comodino alcun libro.

Una data - il 18 gennaio 1994 - che non fu scelta a caso ma che coincideva con il 75° anniversario della fondazione, il 18 gennaio 1919, dell'originario Partito Popolare, frutto dell' "appello ai liberi e forti" di don Luigi Sturzo, subito messo fuori legge dal Fascismo.
In quella stessa data infatti (ancora il 18 gennaio 1994), esattamente trenta anni fa, dalle ceneri della DC, sotto la guida di Martinazzoli nasceva il nuovo Partito Popolare Italiano, erede naturale e legittimo della tradizione politica del Cattolicesimo democratico.
Ma non a caso quello stesso 18 gennaio del 1994 (un giorno che non è avventato definire "storico"), nello studio di un notaio romano, Silvio Berlusconi, con qualche amico e dirigente Fininvest, fondava Forza Italia, con l'intento (in buona parte riuscito) di guadagnare alla causa della conservazione gli elettori che avevano fino ad allora scelto la DC.
Nel frattempo però si andava affermando con prepotenza il bipolarismo.

I Popolari di Martinazzoli, insieme a Mario Segni, provarono dapprima con coraggio a dare vita ad un terzo polo democratico alternativo all'alleanza delle destre (che includeva postfascisti e secessionisti, peraltro non più lontani dall'intuizione del Popolarismo di quanto lo sia la Destra di oggi) ma distinto anche da un fronte delle sinistre allora ancora egemonizzato dal Partito Comunista.
Quel coraggioso tentativo, nello stesso anno 1994, fallì (e a Martinazzoli andrebbe ascritto il merito di avere, 'provandoci', certificato che nel nuovo millennio o si sta da una parte o si sta dall'altra...).

Forti di questa nuova consapevolezza i neopopolari hanno scelto - dando vita all'Ulivo e destinando uno di loro, Romano Prodi, alla sua guida - di innestare con coerenza la loro gloriosa tradizione politica nel territorio del Centrosinistra.
Lo hanno fatto con la totale adesione dei loro uomini più rappresentativi sia nazionalmente (Mattarella, Andreatta, Marini, Tina Anselmi, Emilio Colombo, Mancino, Castagnetti, Rosy Bindi, Franceschini, Letta...) che localmente.
Pochi e di ben scarso peso coloro che, al seguito di Buttiglione, scelsero invece la via malinconica della fuoriuscita dal PPI e della confluenza a destra, anche nella provincia spezzina, dove tuttavia si orientò verso la Casa delle Libertà il segretario provinciale allora in carica; ciò che diede luogo, in città e in provincia, a pagine di politica ardente indimenticabili per chi le ha vissute (l'occupazione della storica sede di via Tommaseo, le vertenze giudiziarie sull'uso del simbolo, perfino la dolorosa messa alla prova di amicizie personali).

Iniziale commissario del nuovo PPI nell'Ulivo, dalle nostre parti, fu Luciano Faraguti, nominato dal primo Segretario nazionale Gerardo Bianco e subito dopo, a Sarzana e a Levanto, la nuova alleanza si rivelò largamente vincente, anche grazie all'innovativo apporto dei nuovi amministratori espressione del movimento cattolicodemocratico.
Negli anni immediatamente successivi la formula dell'Ulivo avrebbe consentito di regalare al Paese una guida politica autorevole e a molte amministrazioni locali competenze nuove e un rinnovato slancio.
Un compito che chi si sente alternativo alle Destre e si riconosce orgogliosamente in quella storia e nei valori dell Dottrina Sociale della Chiesa (declinati oggi con rinnovata forza dal magistero papale) avverte come la risposta ad una chiamata esigente, un impegno che nasce dalla lettura della politica come "forma più alta di carità" ossia di amore verso il prossimo cristianamente ispirato.

I promotori dell'Associazione
'I Popolari della Spezia e della Lunigiana'

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