Gli ennesimi episodi di predazione da parte dei lupi in danno di allevatori locali e gli interventi che si sono susseguiti sugli organi di stampa, anche mediante la condivisione delle iniziative dall’associazione “io non ho paura del lupo”, mi inducono a tornare brevemente sull’argomento.
Lo faccio non per auspicare il ritorno della caccia al lupo, non ho sentimenti malevoli nei confronti di alcuna specie animale, ma per ribadire un punto che negli interventi da parte degli appassionati di questo predatore viene trattato in modo che giudico errato.
Viene infatti affermato, da ultimo anche nel vademecum “conoscere il lupo” elaborato dalla suddetta associazione, che sia possibile la coesistenza fra lupi ed attività di allevamento, quindi in concreto, ad esempio, tra un branco di lupi ed un gregge di pecore, mediante la diffusione della conoscenza del lupo e con l’adozione di cautele quali i recinti, i cani e la presenza dei pastori, anche attraverso un sistema di aiuti e indennizzi.
Non pretendo di avere esperienza universale ma intendo affermare con la massima chiarezza che questo scenario è del tutto irrealistico nel nostro territorio: gli allevatori che ormai hanno abbandonato l’attività ed i pochi che ancora resistono non sono degli sprovveduti, non hanno abbandonato i propri capi al loro destino, non hanno trascurato di costruire recinti e di sfamare cani da pastore ma nonostante le cautele adottate hanno visto i loro animali sgozzati uno dopo l’altro, anche a decine per volta, ricevendo in cambio ristori economici del tutto inidonei a riparare le perdite, specie in termini di attaccamento al proprio lavoro ed ai propri animali.
Invito i fautori della diffusione del lupo a indicarmi anche un solo caso in cui le precauzioni che loro stessi suggeriscono siano riuscite a scongiurare le stragi di capi di allevamento, consentendo agli allevatori la prosecuzione del loro lavoro e della loro vita in questo territorio.
E’ dunque questo che volevo chiarire: invece che argomentare l’utilità del lupo (mi riferisco ancora al detto vademecum), varrebbe la pena di soffermarsi sull’utilità degli allevatori: oltre alla personale sopravvivenza di loro e delle loro famiglie, essi garantiscono il presidio del territorio con la manutenzione di pascoli e sentieri, la produzione di generi alimentari di qualità, la preservazione di una cultura contadina secolare e l’antidoto allo spopolamento del nostro entroterra.
Questo desidero che sia ben compreso da tutti, per evitare discorsi vacui e vagamente ipocriti: abbiamo guadagnato la presenza dei lupi nei nostri boschi ma stiamo perdendo (ormai siamo alla fine di questa rapida estinzione) la presenza dei pastori e delle loro greggi, con tutto ciò che comporta. Ognuno è libero di avere le proprie preferenze: io, in quanto abitante di questa terra ed in quanto amministratore di una collettività, preferivo di molto vedere le stalle ed i pascoli, i pastori ed i loro animali, piuttosto che assistere alla rinuncia ed all’abbandono, mentre nell’ombra si nasconde un invisibile predatore.
Il Sindaco di Sesta Godano
Marco Traversone