"La relazione semestrale della DIA conferma molte delle preoccupazioni più volte espresse dalla Commissione regionale Antimafia che presiedo: il rischio infiltrazioni nei grandi appalti liguri, come la nuova diga di Genova e l'ampliamento del bacino portuale di Sestri Ponente, la centralità dei porti della nostra regione nel traffico di stupefacenti e l'usura e l'acquisizione di piccole e medie imprese in difficoltà per la crisi energetica e l'aumento generalizzato dei prezzi al consumo".
Questo il commento del presidente della Commissione regionale Antimafia della Liguria, Roberto Centi, alla relazione semestrale della Dia pubblicata oggi. "Nel documento di sintesi sulle attività investigative si legge come le mafie avrebbero individuato nelle risorse del Pnrr un obiettivo di interesse primario, considerando anche che in Liguria nei prossimi anni sono previsti il finanziamento di grandi opere e nuovi progetti come la nuova diga di Genova, il bacino portuale di Sestri Ponente, il Terzo valico e il Nodo ferroviario di Genova – spiega Roberto Centi -. Si tratta di grandi opere con appalti da miliardi di euro (oltre 1 miliardo per la sola diga di Genova), per questo non va abbassata la guardia, anche in riferimento alle novità legate alla riforma del codice degli appalti".
L'attività delle cosche mafiose in Liguria non si concentra solo sulle grandi opere, dal documento di relazione della Dia emerge infatti l'attività parallela che la criminalità organizzata porta avanti con le piccole e medie imprese del territorio che si trovano in difficoltà economiche. "Le mafie si insinuano nell'economia della nostra regione anche attraverso l'usura e l'acquisizione di piccole e medie imprese in difficoltà per la crisi energetica e, più in generale, per l'aumento dei prezzi al consumo – sottolinea Centi -. L'economia mafiosa, cercando sempre nuove brecce nel sistema, sta provando ad acquisire quelle realtà imprenditoriali sane che si trovano in carenza di liquidità per la prosecuzione dell'attività d'impresa. Un fenomeno, quello del ricorso al credito abusivo, che secondo la Dia può aumentare sensibilmente, determinando l'insinuazione nelle proprietà delle aziende in difficoltà finanziarie delle consorterie mafiose".
Nella sua relazione semestrale la Dia ha ricordato, ancora una volta, l'importanza dei porti liguri per il traffico di droga, soprattutto cocaina. "Occorre ricordare che nei porti della Liguria arriva il 40% di tutta la cocaina sequestrata in Italia – sottolinea Roberto Centi -. E dall'ultima relazione della DIA emerge come i clan calabresi continuino a rappresentare gli interlocutori privilegiati per i cartelli sudamericani, con una centralità nel narcotraffico verso l'Italia dei porti liguri di Genova, La Spezia e Vado Ligure (oltre a Gioia Tauro e Livorno)".