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Azione lancia una proposta di legge per innalzare l'età minima per accedere ai social

Sono circa 100mila i giovani tra gli 11 e i 17 anni che manifestano "sintomi" di dipendenza da social.

Azione denuncia come non vi siano reali controlli per la verifica dell’anagrafica degli utenti al momento dell'iscrizione alle più famose piattaforme social.
Questo comporta un rischio soprattutto per i più giovani.
Per tale motivo Azione ha presentato una proposta di legge per vietare i social agli under 13

Essa prevede:

· l’innalzamento dell’età per esprimere il consenso al trattamento dei dati per l’accesso ai social da 14 a 15 anni

· il divieto di accesso ai social ai minori di 13 anni (salvo che con l’ok dei genitori)

· l’introduzione di un reale processo d’identificazione dell’età, mediante un meccanismo che confermi la presenza dei requisiti anagrafici dell’utente per l’accesso alla piattaforma ( una sorta di identità digitale come già avviene con SPID e CIE).

I social media, dal loro canto, non avranno accesso ai dati identificativi personali degli utenti, ma il loro funzionamento non sarà in alcun modo modificato.

Azione ritiene che si debba agire velocemente, perché questo è quello che fa la politica, e col più ampio consenso e spirito di collaborazione: per questo Azione ha mandato la proposta a maggioranza ed opposizione, confidando in un’ampia convergenza.

Inoltre, Azione reputa indispensabile far partire una grande campagna di comunicazione, senza demonizzare l’uso delle piattaforme social (importanti canali anche per raggiungere i più giovani e coinvolgerli in modo maturo nella vita sociale e politica), ma rendendo consapevoli famiglie e ragazzi.

Un approccio di divieto nei confronti dell’utilizzo di una certa tecnologia verso i più giovani rischia di lasciarli impreparati alle sfide della digitalizzazione?
Azione ritiene le competenze digitali un elemento fondamentale per assicurare l’integrazione proattiva tra formazione, partecipazione e occupazione giovanile.

Per questo e per permettere a tutti i giovani di avere una solida e consapevole formazione digitale, sono necessari investimenti adeguati per promuovere un progetto strategico nazionale alla formazione e allo sviluppo delle competenze digitali dei giovani, sia in ambito scolastico, a partire dalla scuola primaria, sia in ambito lavorativo.
Il problema della regolamentazione è affrontato, o lo sta per essere, nelle principali democrazie mondiali.

Secondo il General Data Protection Regulation (GDPR), il documento che costituisce la base dei regolamenti sulla privacy e la protezione dei dati nell’Unione Europea, per fare un account su un social network l’età minima varia tra i 13 e i 16 anni, a seconda del paese o della piattaforma interessata.

Il quadro normativo, pertanto, non è uniforme e ogni Stato adotta differenti regole per l’accesso ai social:

· in Germania, la Legge per la protezione dei minori in pubblico stabilisce che dai 0 ai 13 anni i minori non possono creare un proprio account sui social network senza il consenso dei genitori o di un tutore legale

· in Italia, secondo il decreto legislativo 101 del 2018, l’età minima è 14 anni, con tolleranza da parte dei gestori dei social di utenti anche di 13 anni, purché abbiano il “consenso dei genitori”.

· in Francia, attualmente non esiste un’età minima specifica per l’uso dei social network, tuttavia, l’età minima per la creazione di un account sui social network è fissata a13 anni, in conformità con la legge francese sulla protezione dei dati personali.

· uscendo dall’Europa, negli Stati Uniti, la legge COPPA – Children’s Online Privacy Protection Act – richiede il consenso dei genitori per la raccolta di informazioni personali di minori di 13 anni, in Canada, l’età minima per l’utilizzo dei social media varia in base alla provincia o al territorio, ma in genere si aggira intorno ai 13 anni, in Australia è di 13 anni, in Cina, è di 14 anni, ma molte piattaforme come WeChat richiedono i 18 anni, in Giappone, il limite varia in base alla piattaforma, ma in genere si aggira intorno ai 13-16 anni e in Corea del Sud, è di 14 anni.

Ora, proprio dalla Francia arriva una proposta di legge che potrebbe gettare le basi per uniformarle, quantomeno a livello europeo.

La proposta francese nasce dall’esigenza di controllare la reale ’età degli utenti e potrebbe essere imitata da altri paesi, andando così a mettere in discussione l’eterogeneità delle normative europee: l’idea sarebbe quella di avere una “patente” per ottenere il consenso digitale e di lasciare che siano le piattaforme a verificare i dati anagrafici.

Lo Stato francese spera di riuscire a sostituirsi ai genitori e agli adulti che si occupano dei minori, quando spesso non riescono a farlo: con questa legge, infatti, per accedere ai social i minori avrebbero bisogno dell’autorizzazione formale da parte dei genitori, questa poi andrebbe verificata dalle singole piattaforme, che dovrebbero anche occuparsi di controllare i dati anagrafici dei nuovi iscritti, mentre fino ad ora la maggior parte dei social delega la conferma dell’età ad un’autoverifica da parte degli utenti.

 

In Italia, secondo il Report Digital 2023 di We Are Social, a gennaio 2023 gli utenti attivi sui social in Italia hanno sfiorato i 44 milioni, con un tempo medio giornaliero di 1 ora e 48, l’1% in più rispetto allo scorso anno.

Sono circa 100mila i giovani tra gli 11 e i 17 anni che manifestano "sintomi" da dipendenza da social.

Nel mondo scientifico ci sono vari ricercatori che sottolineano gli effetti negativi che i social network stanno avendo sulle nuove generazioni: l’aumento di problemi di salute mentale nelle generazioni più giovani sarebbe causato proprio dall’utilizzo degli smartphone e dei social network (meno ribelli, piú tolleranti, meno felici e del tutto impreparati a diventare adulti).
In particolare, ci sarebbe correlazione tra il numero di ore passato sui social network e il livello di infelicità delle nuove generazioni.

Non un diretto legame di causa-effetto, ma, piuttosto, un processo di accentuazione di problemi già esistenti: per esempio giovani che già soffrono di qualche problema, as esempio correlato alla solitudine, potrebbero passare più tempo sui social media, esasperando così la loro condizione, nel tentativo, opposto, di cercare più socializzazione.

Tra gli altri effetti ci sarebbero i disturbi dell’alimentazione e del sonno, il bullismo e la depressione.

Attualmente, la normativa italiana vigente prevede che per iscriversi ai social sia necessario avere 14 anni.

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