La stagione del congresso e delle primarie lascia in eredità una grande responsabilità: la costruzione di un partito nuovo, non solo rinnovato, disponibile a farsi perno di una proposta politica aperta e coraggiosa, il baricentro di un centrosinistra non più "in ritirata", ma capace di darsi struttura e respiro, di farsi ovunque, intorno alle democratiche e ai democratici, alternativa di governo alla destra e alla sua idea di Paese claustrofobica e regressiva. Compiuto il tempo degli esami di coscienza e delle autocritiche doverose, c'è attesa di segnali e di ripresa dell'iniziativa, con più chiarezza, nella prospettiva di un dialogo da continuare e rafforzare: mai come ora si fa sentire l'urgenza di un partito che voglia assumersi il compito di dare rappresentanza e voce a una parte della società, recuperando l'idea di una politica intesa anche come pratica quotidiana e diffusa della trasformazione sociale, delle lotte per l'emancipazione vecchie e nuove, della mobilitazione civile e culturale, dell'impegno per la tutela dell'ambiente e della salute, per la difesa degli interessi collettivi contro i privilegi, le sperequazioni e le rendite di posizione. Un Partito Democratico che consapevole della sua storia e della sua missione riprenda a parlare alla sua comunità, a proporre la sua visione di una società più giusta.
Anche nella nostra provincia gli oltre cinquemila elettori che hanno risposto all'appello al voto per le primarie del 26 febbraio, la mobilitazione degli iscritti nelle settimane congressuali, la discussione sul futuro del partito e il suo rapporto con la società testimoniano una "domanda" di politica e l'aspettativa di riaprire spazi di confronto, di elaborazione, di proposta. Non è una sfida che possa essere letta solo nei termini di un recuperato radicamento organizzativo – pure auspicabile, ma insufficiente – poiché essa investe una dimensione ben più larga e chiama in causa la ripresa di un progetto di governo del territorio alternativo a un ciclo della destra che, avviato nel 2015, mostra i primi segni di cedimento. Segni ancora troppo timidi per anticipare una tendenza, ma utili a interpretare l'esaurimento progressivo di un modello di governo che fatica a distinguersi da una congestione di interessi parziali, di pressapochismo e improvvisazione, di povertà di idee e senza capacità di mediazione politica e sociale.
L'iniziativa di confronto e ascolto con le parti sociali, promossa pochi giorni fa dal sindaco della Spezia Pierluigi Peracchini, complice la sollecitazione delle organizzazioni sindacali per un approfondimento di temi strategici sullo sviluppo sociale ed economico della città e del territorio, conferma da una parte l'esigenza di rilanciare un progetto politico e istituzionale di vasta portata, ma rafforza d'altra parte l'impressione che di questo progetto possa farsi credibilmente ed efficacemente interprete la destra di governo, che, pur contando da anni sulle maggiori leve di azione e mobilitazione politica a tutti i livelli – oggi anche una forte maggioranza parlamentare, non ha saputo andare oltre un'idea balbettante e generica del futuro delle nostre comunità locali. A questo vuoto di prospettive è compito del Partito Democratico offrire un modello alternativo, costruito su occasioni di confronto e sull'esperienza politica di una comunità di militanti, amministratori, amiche e amici.
Siamo consapevoli che una simile ambizione richiede uno sforzo generoso di contaminazione e condivisione. Per dare corpo a questo sforzo, il Partito Democratico alla Spezia ha deciso di promuovere un comitato costituente, al quale hanno aderito a titolo personale esponenti delle formazioni sociali, della scuola, delle organizzazioni sindacali, delle cooperative, delle associazioni culturali, operatori impegnati nel volontariato e nella promozione sociale, soggetti civici impegnati per la tutela dell'ambiente, della giustizia, dei diritti collettivi e individuali, per la promozione della persona e la lotta contro le diseguaglianze.
Con questa comunità di reti e di valori il partito democratico si confronterà attraverso i suoi iscritti, i suoi dirigenti, i suoi amministratori, per inaugurare un nuovo dialogo, con lo scopo non di coordinare, ma di raccogliere idee e progetti mettendosi al servizio delle energie che con autonomia e indipendenza di visioni contribuiscono già ogni giorno alla trasformazione e al cambiamento.
In questa campagna di ascolto rimane compito di un partito organizzato tradurre nella lotta e nell'iniziativa istanze ed esigenze collettive: il bisogno di nuove politiche industriali e di una visione strategica per il futuro del lavoro nel nostro territorio; il ritorno a un progetto imperniato più su una "economia della varietà" che sulle "monocolture" di una terziarizzazione esasperate e non governata anche a scapito dell'equità sociale e ambientale; il ripensamento di un orizzonte diverso per la pianificazione urbanistica di nuovo ancorata a un'idea di città e territorio a lungo termine, più attenta agli equilibri fragili di un territorio ricco di possibilità ma anche di ferite; la battaglia per la difesa e la valorizzazione della sanità pubblica e più in generale delle infrastrutture materiali e immateriali al servizio della salute; il rafforzamento di un sistema di tutele sociali diffuse che incoraggi il protagonismo del terzo settore senza fare del volontariato o del mutualismo una stampella o un alibi per il ridimensionamento dell'intervento pubblico; la ripresa di una politica culturale consapevole, strategica, all'altezza della tradizione e capace allo stesso tempo di incoraggiare e immaginare spazi per le nuove forme di espressione, la creatività giovanile, i linguaggi della contemporaneità; il ritorno a forme organizzate di partecipazione dei cittadini alle decisioni pubbliche, in una recuperata prospettiva di decentramento e sussidiarietà, per restituire dignità alle collettività locali, al valore della prossimità e della mediazione.
Il comitato costituente si è dato un arco di tempo definito: nove mesi, nei quali dare corpo a un documento articolato, nello stesso tempo "manifesto" e "agenda" per una nuova iniziativa politica rivolta agli anni che verranno. Un documento che fotografi e conservi i momenti di elaborazione, i contributi, gli apporti critici che si alterneranno in una campagna di incontro e di ascolto, capace di coinvolgere il comitato stesso, gli organismi del partito e la sua base, il suo elettorato di riferimento e la comunità che il Partito Democratico intende continuare a rappresentare. Con più forza. Con più coraggio.
Con questo spirito hanno partecipato intervenendo ai lavori dell'assemblea l' On. Andrea Orlando in presenza e l' On. Brando Benifei in collegamento da Strasburgo per la sessione plenaria del PE.
Su questo programma, dopo un periodo di dissenso e distanziamento, si sono ritrovati gli amici di articolo 1 che sono stati integrati negli organi di partito.
Il partito democratico si prefigge di allargare ulteriormente la base di condivisione di un programma progressista e di sinistra