"Il nuovo Codice appalti targato Salvini, Meloni, Berlusconi e sodali rischia di essere un grosso regalo per la criminalità organizzata e per la delinquenza comune. Allargando le maglie dei controlli nel nome del 'fare' e della velocità' si mettono a rischio circa 200 miliardi di euro all'anno tra servizi, strutture e forniture".
Non usa giri di parole il presidente della Commissione Regionale Antimafia di Regione Liguria, Roberto Centi, nel commentare il nuovo codice appalti recentemente approvato in Consiglio dei Ministri.
Entrando nel merito delle misure previste, Roberto Centi evidenzia i punti più controversi, e quindi pericolosi, per le possibili infiltrazioni. "Gli affidamenti senza gara che fino a due anni fa avevano il tetto di 40 mila euro, ora arriveranno fino a 500 mila euro a discrezione del funzionario di turno – sottolinea Centi -. Saranno poi previste gare veloci e tra poche aziende per appalti fino a più di 5 milioni di euro, con scarsissimi controlli sulla filiera degli appalti e subappalti a cascata senza freni. Di fatto, il 98% degli appalti italiani risulterebbe senza controlli accurati. E inoltre il nuovo codice punta sull'appalto integrato, per cui chi progetta e chi fa l'opera è la stessa azienda, una scelta priva di senso visto che il committente diventerebbe secondario nel controllo dell'iter".
"Queste misure dovrebbero farci tenere alta la guardia in un periodo normale – aggiunge il presidente della Commissione Regionale Antimafia della Liguria – in questi anni in cui in Italia transiteranno oltre 200 miliardi di euro di fondi Pnrr, le misure previste dal governo diventano un pericolo concreto per le infiltrazioni della criminalità organizzata e della delinquenza comune. E non lo dico per una questione politica, visto che lo stesso allarme è stato lanciato anche dall'Autorità Anticorruzione (Anac), dai costruttori (Ance) e da diverse sigle sindacali".
Se a livello locale il nuovo codice appalti viene visto dal centrodestra come un modello virtuoso che ricalca quanto fatto per il ponte San Giorgio di Genova, Roberto Centi puntualizza subito le differenze sostanziali da tenere in considerazione. "Bisogna ricordare che il 'modello Genova' è nato per un'emergenza mentre qui l'emergenza diventa l'ordinario – sottolinea Centi -. Inoltre per il ponte di Genova avevamo una figura di riferimento come Michele Di Lecce a garantire il controllo, qui si vuole normalizzare un 'liberi tutti'".
"Trovo poi alquanto ridicola la giustificazione utilizzata da Salvini per ridurre i controlli sugli appalti – aggiunge il consigliere regionale -. Per il ministro più tempo durano i controlli e più tempo hanno i corruttori di contattare i potenziali corruttibili, siano essi politici o funzionari".
Il rischio di infiltrazioni della criminalità organizzata nei nuovi appalti italiani, solleva un altro tema importante per il presidente della Commissione Regionale Antimafia di Regione Liguria: parlare di mafia. "Condivido convintamente gli appelli che recentemente sono stati fatti dal procuratore capo della Repubblica di Imperia, Alberto Lari, e dal dirigente della Segreteria nazionale del Siap, Roberto Traversi – spiega Roberto Centi -. La Commissione Regionale che ho l'onore di presiedere ha tra i suoi compiti proprio la diffusione di una cultura dell'antimafia per creare i giusti anticorpi a partire dai ragazzi nelle scuole". "In Liguria la criminalità organizzata, soprattutto la 'ndragheta è presente e radicata, come dimostrato da diverse indagini e dagli oltre 400 beni confiscati – conclude Centi – per cui tutti quanti, anche a livello politico, abbiamo il dovere di parlarne senza fingere che l'argomento non ci tocchi o che sia lontano dai nostri territori".