Alla sinistra sarzanese non resta ormai più nulla per attaccare questa amministrazione, così si riducono a un tentativo goffo e quasi disperato: addirittura la strumentalizzazione della cronaca nera, attaccando anche il prefetto che ha condiviso il testo della recente ordinanza antiprostituzione sarzanese, pur di inventarsi un improbabile attacco politico a una donna.
Le donne non si difendono legittimando la prostituzione e il mercato dei loro corpi, né tantomeno tutelando i loro avventori o chi espone le proprie nudità e già commette un reato come atto contrario alla pubblica decenza come peraltro confermato da tante, tantissime sentenze della Cassazione.
Bastava leggere, bastava studiare anche un solo minuto invece che copiare e incollare un comunicato del Movimento Cinque Stelle di Terni senza neppure leggere cosa si stesse pubblicando, accecati soltanto dalla volontà di attaccare proprio una donna, il nostro sindaco.
Anche a Terni del resto, come in centinaia di comuni di destra e di sinistra di tutta Italia e anche a Sarzana negli ultimi almeno dieci anni salvo stupirsene oggi per strumentalizzare la cronaca, sono state adottate ordinanze simili negli intenti e nei contenuti, che guardano a garantire decoro e sicurezza a una città, sanzionando chi offende la decenza e ben al di là del proprio abbigliamento che è e resta naturalmente libero.
Non parliamo di un tema di destra o di sinistra, anche se è soltanto della sinistra sarzanese copiare comunicati di altre parti d’Italia e voler estrapolare quattro parole per strumentalizzare non solo un atto amministrativo condiviso con prefetto e forze dell’ordine, ma addirittura sacrificare la cronaca sull’altare di un attacco politico a dir poco imbarazzante.
Le donne si difendono contrastando i fenomeni odiosi di mercificazione dei loro corpi, lo sfruttamento della prostituzione, dotando le forze dell’ordine degli strumenti per controllare il territorio ed impedire atti e fenomeni osceni, di cui le donne sono soltanto vittime.
Alla sinistra sarzanese, ormai lo sappiamo, piacciono il degrado e soprattutto a Marinella, la mancanza di ogni regola, l’insicurezza diffusa, la tutela dell’oscenità e da oggi il qualunquismo di affiancare la parola femminismo a un attacco politico che fa sorridere, per non piangere. La dignità delle donne non si difende con la tutela della prostituzione e dei loro avventori, ma anche con un percorso culturale che le rispetti e soprattutto non le sfrutti, nel nome di un attacco politico che desta soltanto tenerezza e imbarazzo.
Lucia Innocenti, Giovanna Colaiacomo (Lega) e Maria Grazia Avidano (Cambiamo con Toti)
Consigliere comunali di maggioranza