Ricordare la storia credo ci aiuti ad analizzare il futuro. Forti del bagaglio del significato della mostra che si inaugura oggi, abbiamo tutti i requisiti per poter interpretare il presente e poter distinguere tra il diritto e il sopruso, tra l’aggredito e l’aggressore, e per poter anche valutare esattamente cosa succede quando in qualche modo si sceglie la via breve, di girarsi dall’altra parte. Perché la pace è un termine che piace assolutamente a tutti noi, ma che va poi declinato e interpretato: “Fanno il deserto e lo chiamano pace” ha scritto Tacito negli Annali, e potremmo andare avanti a lungo cercando ricordi legati all’epoca a cui si riferisce questa mostra, compreso il vecchio adagio di Churchill dopo la Conferenza di Monaco del 1938: “Potevano scegliere fra il disonore e la guerra. Hanno scelto il disonore e avranno la guerra". E questo ci dice che la pace in sé è un bellissimo obiettivo, ma che per perseguirlo occorre un grande equilibrio, senso di responsabilità e talvolta anche senso del sacrificio.
Il piccolo sacrificio che facciamo noi è quello di ricordare momenti dolorosi della nostra storia, un sacrificio indispensabile. L’altro sacrificio che facciamo oggi è quello di stare a fianco di una nazione che combatte per la sua pace e per la libertà. Chi un tempo diceva non moriremo certo per Danzica, oggi potrebbe dire tranquillamente non moriremo per Kiev, ma i risultati di quelle parole su Danzica li abbiamo sotto gli occhi, sono quelli di cui parla questa mostra. Io sono davvero contento che si parta oggi con questa che è una riflessione libera e aperta, perché fortunatamente la nostra democrazia ci consente di incontrarci per analizzare il nostro passato con laicità rispetto a quanto accaduto, ma fermi nei valori che quotidianamente quello che vediamo in questa mostra stimola in tutti noi. Sono orgoglioso che parta dalla nostra città”.
Così il presidente della Regione Liguria in